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Fotografia: l'universo languido di Jack Pierson a Napoli

01 ottobre 2015 | 17.04
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Una delle foto di Pierson in mostra a Napoli
Una delle foto di Pierson in mostra a Napoli

Un mondo languido e frammentato, popolato da creature splendide, effimere, ma intrise di una solitudine insondabile. Giovani modelli prestanti, leziosi, ma allo stesso tempo malinconici e a tratti enigmatici, si offrono in un'ostentata e impudica intimità ammiccante. E' l'universo di Jack Pierson, artista, fotografo americano, esponente, insieme a Mark Morrisroe, Phillip Lorca-diCorcia e altri, di quella che verrà definita negli anni '90 la 'scuola di Boston'. Da sabato prossimo al 10 novembre le sue opere tornano a Napoli, allo Spazio Nea, per una mostra – omaggio voluta dall'amico Ernesto Esposito, designer e collezionista partenopeo.

Con 'Cara Domani', dal titolo di una delle opere emblematiche della collezione di Esposito (una delle prime word sculptures realizzate da Pierson proprio a Napoli) si ha un punto di vista privilegiato su quell'estetica dell'istantanea che costituisce la cifra del lavoro di Pierson, ma allo stesso tempo si dà vita a un racconto fotografico che testimonia la lunga amicizia tra l'artista e il collezionista. Un racconto che si snoda in 54 immagini, 54 opere inedite, scattate tra Positano, Napoli e New York nel 1995, in occasione della prima mostra in Italia, proprio nel capoluogo partenopeo, del fotografo statunitense.

Nelle opere di Pierson compaiono ambienti carichi di artificiosità e perfezione formale in cui vengono ritratti giovani uomini, alcuni pudichi altri più smaliziati. Ma in questa ricerca evidente della valorizzazione del dato estetico non si rinuncia mai all'istintiva immediatezza del dettaglio rubato. Molti scatti sono realizzati nel salone della casa di Ernesto Esposito, altre in costiera amalfitana: fotografie seducenti nel loro erotismo, a tratti accennato, a tratti più ostentato.

Perché 'Cara Domani'? "Jack - racconta Ernesto Esposito - diceva che erano le due parole che aveva sentito pronunciare a Napoli con maggiore frequenza. Erano espressione dell’umore locale, sospeso tra cortesia e rassegnata tergiversazione". Le opere esposte sono raccolte nel catalogo curato da Ernesto Esposito con testi di Eugenio Viola, pubblicato in occasione della mostra da Iemme Edizioni, marchio editoriale dello Spazio Nea.

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