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Luxuria: "Spirlì? Ruolo pubblico non consente uso di certe parole"

03 ottobre 2020 | 13.21
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"I termini che difende sono offensivi, non è questione di politically correct ma di rispetto"

(Fotogramma)
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"Esistono parole offensive che non vanno usate. Nel passato, personalmente mi sono sentita dire 'ricchione', 'frocio' tante volte ma sono stata forte. Spesso usavo l'arma dell'ironia per controbattere agli insulti. C'è chi invece, più sensibile, quella forza potrebbe non averla. Mi riferisco soprattutto agli adolescenti che possono cadere vittime del bullismo omofobo. Termini che nei loro confronti potrebbero provocare depressione, se non addirittura pensare di farla finita. E purtroppo ci sono dei precedenti. Quindi si faccia attenzione, specie se si ricopre un ruolo pubblico, all'uso delle parole". Così all'Adnkronos Vladimir Luxuria che interviene nella polemica che ha investito il vicepresidente leghista della Regione Calabria Nino Spirlì, il quale rivendica termini come 'ricchione', 'negro' e 'zingaro' e ritiene di non dover chiedere scusa a nessuno.

"La parole di chi ricopre un ruolo pubblico hanno cassa di risonanza - spiega l'ex parlamentare - Bisogna stare molto attenti ai termini che vengono usati. Poi certo che esiste anche un contesto, ma non si possono giustificare parole usate con troppa leggerezza, come talvolta avviene, in consessi pubblici, in tv o sui giornali. Questo non vuol dire essere noiosamente 'politically correct', significa essere semplicemente delle persone che rispettano".

"Se dico 'frocio' a qualcuno lo sto offendendo, così come se dico 'negro' a una persona di colore. C'è poco da aggiungere - evidenzia Luxuria - E poi... non ci sono effetti collaterali alle corde vocali - ironizza - se si dice 'nero' al posto di 'negro'. Anzi chi lo pronuncia risparmia pure una consonante. Anche 'gay' è molto più breve di 'frocio' e 'ricchione', si guadagna sul tempo!".

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