Quattordici addii da inizio legislatura, in media più di uno al mese. L'emorragia principale nel gruppo 5 Stelle al Senato si è registrata nel mese di marzo, con ben 9 commiati. A questi si aggiunge l'uscita di Bartolomeo Pepe, oggi passato al Misto. Quattrordici senatori in meno dai 54 iniziali, con contraccolpi evidenti anche sulle casse del gruppo a Palazzo Madama.
I grillini, come previsto dalle regole M5S e a differenza delle altre forze politiche, non incassano i rimborsi elettorali. Il gruppo si alimenta con i soldi portati in dote, come previsto dalle norme di Palazzo Madama, da ciascun senatore: 59.200 euro per ogni eletto. Numeri alla mano, il gruppo M5S al Senato ha perso - tra addii spontanei e cartellini rossi - oltre 820mila euro, 828mila per l'esattezza. Tanto che ora si temono tagli al costo del personale, anche se finora si è preferito 'sforbiciare' spese per le attrezzature - telecamere, pc e simili - e risorse per le diverse Commissioni.
Non solo. A quanto apprende l'Adnkronos, i senatori grillini starebbero considerando di rivedere anche le norme interne al gruppo. Nel regolamento, infatti, avevano previsto di restituire i fondi non spesi al termine di ogni anno. Ora più di un senatore M5S propone di restituire sì, ma a fine legislatura, per evitare che restino voci scoperte e tutelarsi in caso di nuove amare sorprese. "Se vanno via altri - confida un senatore considerato un fedelissimo di Grillo e Casaleggio - sono altri soldi che vanno via. Non vorrei che adottassimo il tutti a casa anche per i nostri dipendenti".