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M5S, Stati generali: si vota testo per la svolta

10 dicembre 2020 | 18.40
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(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Il voto con cui ieri il Parlamento ha dato il via libera alla risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes potrebbe essere lo spartiacque della legislatura. Di sicuro ha rappresentato un punto di non ritorno per il Movimento 5 Stelle, alle prese con guerriglie interne e falcidiato dagli addii dei parlamentari: oggi altri 4 deputati hanno deciso di lasciare il gruppo M5S per passare al Misto.

Il sì alla risoluzione che autorizza il premier Giuseppe Conte a "finalizzare" l'accordo sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità per i dissidenti è solo "l'ultimo tradimento" del programma elettorale con cui il Movimento si è presentato alle politiche del 2018, quelle del 33%. "La goccia che ha fatto traboccare il vaso", dicono in coro i fuoriusciti Fabio Berardini, Carlo De Girolamo, Mara Lapia e Antonio Lombardo. Ma dall'inizio di questa legislatura la creatura fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio - che ora dopo gli Stati generali prova faticosamente a a rilanciarsi con una nuova organizzazione - ha mostrato diversi volti.

Dalle alleanze, prima rinnegate e poi stipulate con Lega (governo Conte I) e Partito democratico (governo Conte II), ai dossier più spinosi come Ilva e Tap. Due battaglie ambientaliste, due sonori 'No' gridati in campagna elettorale ma che poi si sono trasformati in altrettanti 'Sì' nel segno della Realpolitik. E mentre a Chiomonte (Torino) le ruspe, scortate dalle forze dell'ordine, iniziano a lavorare per l'allargamento del cantiere Tav, non si leva più alcuna protesta dal M5S, che pure aveva fatto del No alla Torino-Lione uno dei suoi cavalli di battaglia.

In un lungo j'accuse pubblicato sulla sua pagina Facebook l'ormai ex pentastellato Berardini pubblica una lunga lista di quelle che secondo lui sono state le "promesse tradite" dal Movimento: "La revoca delle concessioni autostradali dopo il disastro del Ponte Morandi non è ancora avvenuta. L'acqua pubblica - rimarca il parlamentare abruzzese - è ancora chiusa nel cassetto. La riforma fiscale è inesistente. Non c'è stata una vera riforma sulla durata dei processi. La battaglia sul Tav è stata persa, così come quella su Tap e Ilva".

"Le 400 leggi inutili da abolire -incalza in realtà non esistevano. 2.700 navigator non sanno ancora se il 30 aprile il loro contratto verrà rinnovato oppure no. L'abolizione del canone Rai è un lontano ricordo così come lo è lo slogan 'fuori i partiti dalla Rai'. Della banca pubblica per gli investimenti chiaramente non c'è nemmeno l'ombra. Anche le spese militari per gli F-35 sono state ripristinate".

Il M5S si dice pronto ad approvare una legge seria sul conflitto di interessi, "ma anche qui - attacca Berardini - nulla è stato fatto chiaramente anche perché poteva andare in contrasto con un piccola società che intratteneva rapporti economici milionari con multinazionali del tabacco e nel frattempo controllava la piattaforma decisionale del principale partito di maggioranza di governo". Ogni riferimento alla Casaleggio Associati e all'Associazione Rousseau è puramente voluto.

C'è poi chi ricorda la regola dei due mandati, finora uno dei totem più granitici del Movimento. Ma anche questa bandiera è stata in parte ammainata. Sebbene gli Stati generali abbiano confermato il tetto dei due mandati elettivi per i consiglieri regionali, i parlamentari e gli eurodeputati, nel documento di sintesi del congresso grillino si "propone di valorizzare, all'atto della prima candidatura alle istituzioni regionali, nazionali o europee, chi ha effettuato uno o più mandati da consigliere comunale".

Dunque, chi ha fatto, anche per più di una volta, il consigliere in Comune viene incoraggiato a candidarsi per cariche di più alto livello, senza che i mandati comunali precedenti vengano considerati un handicap. Ma non è finita. Presto potrebbe cadere anche il tabu sulle candidature per i Consigli provinciali.

"In attesa di una revisione del sistema delle province", nel documento uscito dagli Stati generali si chiede di "prevedere modalità di presentazione di candidature alle elezioni provinciali", finora sempre snobbate dal Movimento.

Consapevoli di attraversare il momento più difficile della loro storia, i pentastellati provano ora a darsi nuovo smalto con gli Stati generali. In queste ore gli iscritti alla piattaforma Rousseau stanno votando i 23 punti del documento partorito dal congresso: uno di questi riguarda l'istituzione di un organo collegiale che, se avallato dalla base, sostituirà la figura del capo politico.

Gli iscritti dovranno eleggere anche il nuovo tesoriere, carica per la quale il garante Beppe Grillo ha designato il deputato Claudio Cominardi. In futuro, il nuovo 'cassiere' del M5S potrebbe essere chiamato a gestire le risorse oggi destinate alla piattaforma di Davide Casaleggio, perché il divorzio tra quest'ultima e il M5S appare sempre più probabile.

Il tour 'La Base incontra Rousseau' (una serie di incontri virtuali che partiranno il 19 e 20 dicembre con gli iscritti di Lazio e Campania) viene interpretato da molti parlamentari come l'ennesima provocazione di Casaleggio. Il malessere nei confronti del 'patron' della piattaforma web ha influito sui tanti addii di questi mesi: una emorragia di eletti che ha assunto i contorni di un mini esodo. I grillini che hanno abbandonato la nave pentastellata da inizio legislatura sono in tutto 47. E non è escluso che nei prossimi giorni, tra espulsi e nuovi fuoriusciti, i numeri possano crescere. (di Antonio Atte)

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