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Madre in morte cerebrale come 'incubatrice' per salvare bebè, nel 2006 il caso di Cristina Nicole

30 ottobre 2014 | 12.09
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La donna, colpita da un'emorragia cerebrale, è al San Raffaele di Milano dove un'équipe di medici cercherà di tenerla in vita almeno fino alla 28esima settimana di gestazione. Il precedente a Niguarda

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(Adnkronos Salute) - E' clinicamente morta, ma nonostante l'elettroencefalogramma piatto resterà attaccata alle macchine perché porta in grembo un bimbo ancora vivo che i medici sperano di far arrivare almeno alla 28esima settimana di gestazione.

L'impresa all'ospedale San Raffaele di Milano dove una donna milanese di 36 anni, incinta di 23 settimane, è arrivata colpita da un'emorragia cerebrale. Ori si trova in Terapia intensiva neurochirurgica, spiegano fondi ospedaliere decise a mantenere il più stretto riserbo su una vicenda drammatica ed eccezionale che ha pochi precedenti al mondo.

Per ora il feto è troppo piccolo per sopravvivere fuori dal corpo materno, 'incubatrice' ideale per farlo crescere e sviluppare. L'obiettivo è far continuare a battere il cuore della donna alimentando artificialmente il bebè per almeno un altro mese e poi procedere al taglio cesareo. Dal punto di vista rianimatorio la donna è assistita dal team di Luigi Beretta, mentre l'équipe di ginecologi e ostetrici guidati da Massimo Candiani monitora costantemente le condizioni del feto. Se e quando arriverà il momento, si tenterà l'impresa.

Otto anni fa una storia 'gemella'. Sempre a Milano, dove il 10 giugno del 2006 all'ospedale Niguarda veniva alla luce Cristina Nicole, subito ribattezzata la 'bimba del miracolo'. Il suo caso fece il giro del mondo, primo in Italia e 11esimo nella storia della medicina mondiale. Circa 3 mesi prima, il 24 marzo, sua madre Cristina, 37 anni, mentre l'aspettava fu stroncata dalla rottura di un aneurisma cerebrale arrivando in ospedale clinicamente morta. Il feto era di appena 17 settimane, ma la gravidanza fu prolungata artificialmente per altri 78 giorni sostituendo le funzioni vitali materne con i macchinari. Fino alla crisi definitiva che costrinse al cesareo direttamente nel Reparto di neurorianimazione.

A firmare l'impresa Stefano Martinelli, primario della Struttura complessa di neonatologia e terapia intensiva neonatale di Niguarda. Peso della bimba alla nascita 713 grammi, "il più basso di tutti gli 11 casi pubblicati nella letteratura internazionale", ricordava l'esperto il giorno in cui, dopo 2 mesi e mezzo di ospedale, Cristina Nicole lasciò il Niguarda fra le braccia di papà Toni, 24 anni. Pesava 1.980 grammi, era "forte e sana" e i medici prevedevano per lei un futuro sereno.

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