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Mafia, amico Piersanti Mattarella: "Tornò preoccupato da incontro con Rognoni"

05 gennaio 2020 | 15.20
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'Stroncò la malapianta di Cosa nostra che infestava la Regione'

Piersanti Mattarella (Fotogramma)
Piersanti Mattarella (Fotogramma)

Di Elvira Terranova

"Quando Piersanti Mattarella tornò da Roma, dove ebbe un singolare incontro con l'allora ministro dell'Interno Virginio Rognoni, mi sembrò molto preoccupato, ma non mi disse il motivo. Io non gli chiesi il perché della sua preoccupazione, ma era un'impressione che tuttora, nonostante siano trascorsi 40 anni, ritengo fondata. Una concausa della sua uccisione potrebbe essere stata proprio quell'incontro a Roma e il colloquio che ebbe con il capo del Viminale di quel momento". A parlare con l'Adnkronos è Giovanni Cordio, uno degli amici più stretti di Piersanti Mattarella, l'ex Presidente della Regione siciliana, ucciso il 6 gennaio di 40 anni fa. Ma anche del Capo dello Stato Sergio Mattarella, con cui ancora oggi è in ottimi rapporti. Giovanni Cordio, oggi ultranovantenne, che faceva parte della corrente morotea della Democrazia cristiana, è convinto che nell'uccisione di Mattarella, ancora oggi avvolta nel buio perché non si conosce il nome del killer che sparò al Governatore, potrebbe avere avuto un ruolo il viaggio romano fatto poco tempo prima dell'omicidio al Viminale.

Al processo il capo di gabinetto di Mattarella, Maria Trizzino, la sua più stretta collaboratrice, raccontò che al ritorno dalla Capitale, Piersanti Mattarella, "turbato" le avrebbe confidato che lei "doveva ricordarsi di quell'incontro romano" se per caso "gli fosse successo qualcosa".

"Ma con me non parlò del contenuto di quell'incontro, eppure ci vedevamo tutti i giorni ed eravamo in ottimi rapporti- racconta oggi l'amico Giovanni Cordio - Però la mia impressione è che Piersanti fosse corrugato, come se temesse qualche pericolo impercettibile". Nel novembre del 1979, due mesi prima di essere ucciso a Palermo, l'allora Presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella andò a trovare l'allora ministro dell'Interno Virginio Rognoni per sfogarsi sulle difficoltà incontrate nella guida di Palazzo d'Orleans. Come ha raccontato lo stesso Rognoni deponendo nel 2017 al processo sulla trattativa Stato-mafia a Palermo. "Piersanti Mattarella venne da me nel novembre del 1979 e mi disse: 'Sto combattendo una battaglia difficile, cerco di rovesciare la situazione, soprattutto sui lavori pubblici' e mi fece il nome di Vito Ciancimino come un nome che contrastava questa sua politica".

Di questo argomento l'ex ministro Rognoni parlò con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che fu nominato da lui Prefetto a Palermo. "Questa è stata l'occasione più importante in cui Ciancimino entrò nei colloqui che avevo avuto con Dalla Chiesa". Tornando a Palermo, Piersanti Mattarella non nascose la sua preoccupazione. Giovanni Cordio ha conosciuto da vicino sia Piersanti che il fratello Sergio Mattarella, il capo dello Stato, ma prima ancora il padre Bernardo, dal dopoguerra fino al periodo in cui era vice segretario della Dc siciliana quando il segretario era Graziano Verzotto.

"Io ebbi la felice opportunità, già da quando ero studente al liceo di Salemi (Trapani ndr) di affiancare nel dopoguerra l'azione di rinascita promossa generosamente dall'onorevole Bernardo Mattarella, padre di Sergio e Piersanti, della partecipazione dei cattolici alla vita pubblica del paese riprendendo l'opera di Luigi Sturzo, che era stata interotta dall'avvento del fascismo", racconta Cordio. Bernardo Mattarella, come ricorda ancora Cordio, che domani mattina sarà tra gli ospiti d'onore alla commemorazione che si terrà all'Assemblea regionale siciliana, "fu anche uno degli esponenti più qualificati nel contrastare nel dopoguerra il separatismo di Finocchiaro Aprile che tendeva a staccare la Sicilia dal resto d'Italia rompemdo l'unità nazionale raggiunta con grande sacrificio durante il Risorgimento".

"Ebbi la fortuna di essere politicamente vicino a Piersanti che fu eletto Presidente della Regione da una maggioranza qualificata dei componenti dell'Assemblea regionale siciliana - ricorda ancora Giovanni Cordio - che sin da allora rivelavano la fiducia nella statura dell'uomo politico". "La sua azione di governo si caratterizzò subito nel bonificare con coraggio e accanimento la vita pubblica siciliana cercando di stroncare la malapianta della mafia che infestava la Regione, causa a mio giudizio della sua tragica fine".

"In tutti i settori della vita pubblica Piersanti portò un soffio di aria pulita e di novità affermando le sue grandi capacità costruttive con esemplare disinteresse personale accompagnati da uno stile fatto di concretezza, di solidarietà e umanità", racconta ancora Cordio senza nascondere la commozione.

Giovanni Cordio e Piersanti Mattarella si vedevano "quasi quotidianamente". Si sono visti anche pochi giorni prima dell'omicidio. E l'amico di sempre lo ricorda con affetto. "Oggi manca un politico come Piersanti", conclude.

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