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Mafia Capitale, Buzzi nel suo libro: "Meritavo una medaglia"

26 febbraio 2020 | 14.55
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La presentazione del volume nella sede del Partito radicale l'8 marzo: "Non ho speculato su pelle poveri rom". A proposito del processo: "Mi sentivo come il Frosinone contro il Real Madrid"

Mafia Capitale, Buzzi nel suo libro:

"Tra i tanti luoghi comuni che questa inchiesta mi ha cucito addosso c’è quello che Buzzi e Carminati abbiano speculato sulla pelle dei poveri nomadi. Niente di più falso. Come più volte ho detto durante il dibattimento, mi aspettavo una medaglia per quel che avevo fatto e certamente tutto pensavo tranne che di essere accusato di questo. Anche per la costruzione e la realizzazione del campo nomadi la Procura non ha contestato nessun capo di accusa e penso che avrà analizzato ai raggi x tutti i nostri atti, quelli di Alemanno e di Scozzafava nella sua duplice funzione: niente, tutto regolare". Lo dice Salvatore Buzzi in un passaggio del suo libro 'Se questa è mafia', pubblicato da Mincione Editore, curato da Stefano Liburdi, che verrà presentato nella sede del partito radicale l'8 marzo.

A proposito del processo Buzzi, condannato al processo Mafia capitale, nel suo libro racconta così le fasi iniziali del processo: "Il mio avvocato mi ha dissuaso dai propositi e mi ha invitato a studiare a fondo il processo e tutto il materiale probatorio, perché secondo lui riusciremo a smontare un'accusa costruita sul nulla e per questo portata avanti con molta forza sui media. Mi sento come un calciatore del Frosinone o del Latina (per restare nel Lazio) che va a Madrid ad affrontare il Real Madrid in una partita decisiva, con una cornice di pubblico ostile (i media), contro una squadra che dispone di un budget straordinario, con mezzi quasi illimitati (pm) ". E ancora: "I tuoi pochissimi supporter sono quasi afoni, nessuno li sente mentre, ovviamente, il pubblico del Real plaude sempre e comunque la sua squadra, di certo non contesta l'arbitro che fischia sempre a suo favore. Questa è la mia situazione e lo è sempre stata - spiega Buzzi - affrontare il processo in una condizione di manifesta inferiorità, con le regole procedurali sistematicamente calpestate. Ma come dice il mio avvocato, andiamo avanti contro qualunque logica e faccio mio il motto di San Paolo, sperare contro ogni speranza".

"Mi è capitato di ripensare spesso all'ultimo fine settimana trascorso da libero e mi sono venute in mente sempre le solite cose. Venerdì 28 novembre ero passato al teatro Quirino dove iniziava la conferenza di organizzazione del Pd romano, organizzata dal segretario Lionello Cosentino per rilanciare il partito cittadino che non si trovava proprio in sintonia col sindaco Marino", dice ancora Buzzi in un passaggio del suo libro aggiungendo: "Viste le dimensioni occupazionali che ormai aveva raggiunto la cooperativa spesso ricevevo da tanti consiglieri segnalazioni per assunzioni o per l'erogazione di contributi ad associazioni o per lavori di utilità sociale da svolgere senza essere remunerati. È corruzione questa?".

"Cosa incredibilmente sostenuta nel processo è che Alemanno fosse stato aiutato dalla 'ndrangheta per le elezioni europee del 2014 grazie ai miei contatti con i Mancuso. Alemanno del 2014 si era candidato alle elezioni europee con Fratelli d'Italia nella circoscrizione sud, che comprende anche la Calabria. Avendo rapporti con me da anni, mi chiamò per chiedermi un aiuto. Allora pensai a Giovanni e ad altri soci ex detenuti residenti al Sud. Chiamai Giovanni dicendo se poteva votare Alemanno, un aiuto a un candidato amico, che aveva anche conosciuto le durezza del carcere, senza avere nulla in cambio. Giovanni mi diede la sua disponibilità e io segnalai il suo nome alla segreteria di Alemanno che poi ha provveduto a chiamarlo per inviargli del materiale elettronico: tutto qui", scrive ancora Buzzi il quale dedica ampio spazio alle accuse mosse ad Alemanno per i suoi presunti legami con la ndrangheta e per il suo successo elettorale in Calabria: "Alemanno non fu eletto solo perché Fratelli d'Italia non riuscì ad avere il quorum e fu il primo dei non eletti), avendo avuto complessivamente 44.831 voti di cui ben 1.095 nella provincia di Vibo Valentia" continua Buzzi osservando come si fecero delle "suggestioni nei confronti della Corte e della stampa: se Alemanno aveva preso 1.095 voti nella provincia di Vibo Valentia era perché Buzzi aveva contattato Giovanni Campennì, uomo contiguo alla potente cosca dei Mancuso di Limbadi in provincia di Vibo.

E del Partito democratico dice: "Un quadro desolante quello del Pd che addirittura si è costituito, con una faccia di bronzo, parte civile contro me e i collaboratori di 29 Giugno iscritti al partito. Forse perché a volte ho pagato gli stipendi degli impiegati della federazione romana? Ho sponsorizzato la campagna elettorale di decine di candidati? O perché ho assunto centinaia di persone segnalate? O perché ho fatto votare alle primarie per eleggere il segretario cittadino, nell'ottobre 2013 ben 220 persone? Eh sì, le famose truppe cammellate che si vedono alle primarie del Pd. Erano in ballo Giuntella, sostenuto dall'area di Bersani contro Cosentino, sostenuto da Bettini e Zingaretti. Io nel mezzo, sollecitato da entrambi e alla fine metto in campo 220 votanti, 140 per Giuntella e 80 per Cosentino".

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