Dopo Tangentopoli "partiti, politica e forse anche la democrazia sono stati gettati al macero. Tutto, tranne la corruzione, che è rimasta e si è rafforzata". E' l'analisi di Enzo Carra, portavoce del segretario della Dc, Arnaldo Forlani, rimasto coinvolto nell'inchiesta Mani pulite.
"E' vero -spiega al'Adnkronos commentando le inchieste su Roma- che i partiti avevano un alto tasso di corruzione, che avevano un problema di riforma e di rinnovamento. Ma piuttosto che la strada del rinnovamento, si è preferita la distruzione dei partiti stessi, la volontà di non costruirne di nuovi e la scelta di abbandonarli a se stessi porta alle conclusioni che stiamo vedendo in questi giorni".
"Non dimentichiamo -nota ancora Carra- che l'articolo 49 della Costituzione affida ai partiti il compito di contribuire alla costruzione della vita democratica del Paese e non direttamente al popolo. L'errore è stato proprio quello di far fare un passo indietro ai partiti a vantaggio del popolo, che non può sostituirli nel loro ruolo, ma si rivela, al contrario, seminagione di correnti, clan, interessi e affari. A differenza del '93, infatti, assistiamo non a fenomeni di corruzione politica ma a storie che chiamano in causa singoli clan personali".
"Ripeto, venti anni fa, Mani pulite dimostrò che i partiti avevano un grande problema di rinnovamento, ma è anche vero che l'esistenza dei partiti portava ad un controllo reciproco per evitare il più possibile che ciascuno avesse elementi per accusare l'altro. Oggi invece c'è la grande coalizione degli affari e dell'impunità".
"Con la fine dei partiti -conclude Carra- si sono sbriciolate le appartenenze politiche, gli eredi della destra e della sinistra stanno tranquillamente insieme, si stimano e si riconoscono vicendevolmente e in tutto questo la malavita ha la vita più facile".