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Mafia: cognata Rita Atria, torno in Sicilia anche a rischio di essere uccisa

09 aprile 2015 | 13.39
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"Ricordo perfettamente quando Paolo Borsellino mi guardò e mi disse guardandomi negli occhi 'Piera, prendi la Sicilia, la strappi a pezzettini e la butti nel cestino'. Ma io sono stanca di vivere da 'latitante'. Voglio tornare nella mia terra, anche a costo di essere uccisa". Lo ha detto Piera Aiello, testimone di giustizia e cognata di Rita Atria, la giovane collaboratrice di giustizia che morì suicida poco dopo la morte di Paolo Borsellino. Piera Aiello, con tre figli, era la moglie del boss mafioso Nicola Atria. Oggi è stata assunta, insieme con altri dodici testimoni di giustizia, dalla Regione siciliana. "Mi sento una maratoneta che arriva al traguardo e non ha neppure la forza di dire una sola parola - dice, indossano una sorta di burqua sul viso, seduta accanto al Governatore siciliano Rosario Crocetta - Al testimone di giustizia è stata tolta anche la dignità. La firma di questo posto di lavoro è per attestare la libertà. Dopo 25 anni di 'latitanza' merito la scorta. Sono felicissima di toranre in Sicilia. Il rischio vale la pena".

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