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Mafia: Corte Strasburgo, Contrada non andava condannato

14 aprile 2015 | 11.14
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La Corte europea dei diritti umani in una sentenza che riguarda l'ex agente del Sisde: "all'epoca dei fatti contestati, tra il 1979 e il 1988" il reato "non era sufficientemente chiaro e prevedibile". L'ex 007: "Deve essere un tribunale italiano a dire che sono stato messo in prigione da innocente"

Mafia: Corte Strasburgo, Contrada non andava condannato

Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo rileva la Corte europea dei diritti umani in una sentenza che riguarda l'ex agente del Sisde. Secondo quanto osserva la Corte, "all'epoca dei fatti contestati, tra il 1979 e il 1988" il reato "non era sufficientemente chiaro e prevedibile". Secondo la Corte c'è stata dunque una "violazione dell'articolo 7 della Convenzione".

"Mi interessa la giustizia italiana, non quella europea. Certo è importante la sentenza di Strasburgo, secondo cui non dovevo essere condannato, ma mi interessa quella italiana. Deve essere un tribunale italiano a dire che sono stato condannato e messo in prigione da innocente", dice l'ex 007 commentando la condanna della Corte europea dei diritti umani all'Italia. "Avevo già avuto una sentenza favorevole dalla Corte europea, per la detenzione ingiusta - aggiunge Contrada - mentre avevo diritto agli domiciliari, ma anche per la mia età e per il mio precario stato di salute. Il governo italiano venne condannato, ma 23 anni di sofferenza non si cancellano neppure con dieci miliardi, altro che diecimila euro. Nessuna cifra può ripagare la distruzione di un uomo da punto di vista morale e fisico, civile e sociale, professionale e familiare. Non è questione di prezzo, non mi interessa. Voglio essere giudicato innocente da un tribunale italiano. In nome del popolo italiano va emessa la sentenza, non europeo".

"Adesso il nostro obiettivo è avere una sentenza che in sede di revisione assolva in toto Bruno Contrada", ha detto dal canto suo l'avvocato Giuseppe Lipera che sottolinea: "Finalmente qualcuno si accorge che in Italia si è applicata una norma che non esisteva - ha aggiunto - Auspico che questo possa essere un ulteriore elemento per ottenere la revisione della condanna".

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