Sul profilo di Gregorio Palazzotto, che secondo quanto emerso dall’operazione Apocalisse sarebbe a capo della cosca dell’Arenella, si leggono insulti ai pentiti e rivendicazioni contro il sovraffollamento carcerario
Insulti ai pentiti e rivendicazioni contro il sovraffollamento carcerario. Nell’era di internet anche la mafia non rinuncia a Facebook. Il presunto boss Gregorio Palazzotto, che secondo quanto emerso dall’operazione Apocalisse sarebbe a capo della cosca dell’Arenella, ha sul social network un profilo condiviso con la moglie.
”Non ho paura delle manette, ma di chi per aprirle si mette a cantare“, si legge in una foto postata. E ancora: “Meglio perdere la libertà che l’onore e la dignità”. Sul profilo del presunto boss, che si trova in carcere, non mancano rivendicazioni contro il sovraffollamento carcerario: “Apriamo questi cancelli amnistiaaa”.
La presenza della mafia sul web non è una novità. Lo scorso anno fecero notizia le foto con l’ex giocatore del Palermo Fabrizio Miccoli pubblicate sul suo profilo Facebook da Giovanni Pampillonia, presunto affiliato del clan facente capo a Alessandro D’Ambrogio.
Un altro caso è quello di Nino Spagnuolo, di Castellammare di Stabia, ritenuto esponente di spicco del clan D’Alessandro. L’uomo, dopo essere scampato a un agguato a Vico Equense due anni fa, rassicurò amici e parenti: “Vi raccomando di non stare in pena per me, sto benissimo e mai sentito meglio. Parola d’onore, state senza pensiero”. E arrivò addirittura a minacciare i suoi nemici: “La vendetta è un piatto che va servito freddo”.