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Mafia, Laganella (Commissario legalità Coa Foggia): "Non dimenticare ogni singola vittima"

30 marzo 2021 | 09.14
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"Come quella di Francesco Marcone, 70% famiglie non conosce verità su morte propri cari"

Antonella Laganella
Antonella Laganella

“Le vittime innocenti delle mafie, quelle delle stragi di Capaci e di via D’Amelio e di decine di altre meno note, ma anche le vittime del caporalato, del terrorismo e tutte quelle che, per motivi di dovere e di giustizia, hanno perso la vita. Sono talmente tante che si è pensato di declamarne i singoli nomi, perché si è voluto evitare il rischio della spersonalizzazione della morte”. L’avvocato Antonella Laganella, giudice onorario presso la Corte d’Appello di Campobasso e commissario in Commissione Legalità presso il Consiglio dell’Ordine Forense di Foggia, parla con l’Adnkronos per spiegare l’importanza della memoria delle vittime innocenti per mafia. “Venerdì scorso – afferma - abbiamo sottolineato, in un incontro organizzato da Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari), la necessità di non dimenticare ogni singola vittima, nonché l’esigenza di commemorare, nel mese di marzo, sia la giornata del 21 dedicata alle vittime innocenti di mafia, che la nascita di Libera, l’associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti”.

“Si è voluto evitare – spiega la Laganella - che le identità di tutti coloro che sono morti per la causa della giustizia potessero essere confinati nell’oblio. Oltre il 70% delle famiglie delle vittime d’altro canto, non conosce la verità sulla morte dei propri cari. Fra queste c’è la famiglia di Francesco Marcone, di cui domani ricorre il 27esimo anniversario dell’uccisione. E l’impegno collettivo che ci appartiene, come cittadini, come associazioni, come Fidapa, come scuole, università, parrocchie e come agenzie educative sociali è proprio quello di mantenere viva la ‘tensione etica’, di impedire ‘il sonno delle coscienze’ e diventare, invece, cercatori di verità, divulgatori di diritti e di libertà negate dalla corruzione e dalla concussione, per riuscire sempre a sentire ‘quel fresco profumo di libertà’ di cui parlava il giudice Paolo Borsellino: quello cioè che fa rifiutare il puzzo del compromesso, dell’indifferenza, della contiguità, della complicità”.

“E quindi il 21 marzo non deve essere una data commemorativa isolata – prosegue - ma la tappa per contrastare un atteggiamento mafioso dilagante ogni giorno in ogni ambito comunitario, che viene subìto con un’accettazione tacita impressionante. Occorre avversarlo con un impegno che deve durare ogni singolo giorno, ovunque si viva uno spazio destinato all’esercizio del bene comune: perché è proprio questo, il vero antidoto al male delle mafie, in tutte le molteplici, insidiose, modernissime forme in cui si insinua nel tessuto sociale: opporsi a quell’atteggiamento dilagante del non conformarsi alle regole, che sono invece le radici della società civile. Occorre collettivamente interiorizzare che le regole sono gli elementi costitutivi delle Istituzioni e le Istituzioni (ove non siano deviate, certo) sono gli strumenti utili per coordinare i comportamenti sociali in modo che essi possano concorrere al benessere collettivo”.

'cittadini spesso indifferenti verso giustizia ma scuola può fare molto'

"Come avvocato, come operatore del diritto – rileva la Laganella – devo registrare l’attenuazione sempre più crescente, spesso tradotta in indifferenza, della percezione del cittadino al Sistema Giustizia. E fermamente non dobbiamo favorire la cultura dell’indifferenza; ecco perché è importante tenere attive le continue campagne di sensibilizzazione per mantenere viva la memoria non solo delle vittime innocenti delle mafie, ma di tutti i vivi che hanno l’obbligo morale di trasmettere valori di Giustizia, di Legalità e di Democrazia, alle nuove generazioni”.

La scuola può senz’altro fare molto in questo senso, sostiene l’avvocato Laganella, che fra le altre cose, come formatrice scolastica, è autrice di testi dedicati alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino, risultati vincitori a livello provinciale nel 2018 e nazionale nel 2019 nei concorsi banditi dal Miur. “Ho vissuto un’esperienza scolastica straordinaria – racconta - di educazione civica alla legalità ed alla cittadinanza attiva nel tenere un percorso seminariale dei miei studenti, dedicato alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino. I concorsi nazionali organizzati dal Miur propongono ogni anno la riflessione progettuale degli studenti di ogni ordine e grado a parlare di mafia in ogni occasione, per creare le premesse del cambiamento perché, come sosteneva Borsellino ‘se dovessimo dimenticare sarebbe compromessa la nostra identità’. Ed il senso identitario del cittadino comincia proprio nella scuola, sin dalla primaria, per educarsi al coraggio di rifuggire ai compromessi cui si è sottoposti e che possono trasfondersi in un dilagante atteggiamento mafioso subìto oppure attivato”.

di Cristiano Camera

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