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Mafia: pentito Di Carlo, Mangano stalliere Arcore? Macche', era soldato Cosa nostra

27 febbraio 2014 | 13.20
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"Ma quale stalliere di Arcore, Vittorio Mangano era un 'soldato' di Cosa nostra, attento alla sicurezza della famiglia Berlusconi...". Lo ha detto il pentito di mafia Francesco Di Carlo, proseguendo la sua deposizione in videoconferenza. Di Carlo racconta alla Corte d'assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, un incontro che sarebbe avvenuto nel maggio del 1974 a Milano a cui avrebbero partecipato, oltre allo stesso Di Carlo, anche Silvio Berlusconi, che allora era un imprenditore, Marcello Dell'Utri e tre boss mafiosi, Mimmo Teresi, Stefano Bontade e Tanino Cina'. "Nel 1974 incontrai in aereo per Milano Tanino Cina", Mimmo Teresi e Stefano Bontade che stavano andando a Milano - racconta Di Carlo - Mi dissero che avevano in programma un incontro con Dell'Utri che conoscevo da pochissimo, cosi' mi chiesero se volevo andare con loro e io andai negli uffici di Milano dove c'erano Dell'Utri e Berlusconi".

"Dell'Utri dava del tu a tutti, a Teresi e Tanino Cina' sicuramente - dice ancora Di Carlo - Con Bontade non mi ricordo, con me no perche' ci conoscevamo appena. C’era Berlusconi e, come tutti gli industriali milanesi che vanno di corsa, si fermo' con neoi, fu gentilissimo, parlava sempre lui, dava lezioni di costruzioni visto che Teresi costruiva palazzi". "Qualcuno disse a Berlusconi di costruire a Palermo e Berlusconi rispose:"Ho problemi a Milano, figuratevi a Palermo" - racconta ancora Di Carlo - e Teresi gli disse: “Stia tranquillo, lei venga che ci penso io”". Il pentito ricorda ancora che "Berlusconi aveva avuto segnali e minacce che gli sequestravano i figli e voleva una garanzia". Cosi' sarebbe nata l'idea di mandare ad Arcore Vittorio Mangano, poi denominato 'stalliere di Arcore'

"Uscendo da li’ andammo a mangiare, e si parlava chi mandare da Berlusconi - spiega ancora Di Carlo - Tanino Cina’ mi disse ‘puoi convincere Mangano’, che non era ben visto da Bontade. Cosi’ venne fuori il nome di Mangano". E su Dell'Utri, imputato nel processo, racconta: "Lo conobbi a Palermo. Era un ragazzo per bene. Me lo presento’ Tanino Cina’, che era fratello di uno di Cosa nostra. Ma gia’ ne avevo sentito parlare, poi l’ho reincontrato a Milano. Sapevo che erano amici con Cina’, sapevo che si frequentavano perche’ avevano interessi del pallone. Il figlio di Cina’ sapeva giocare bene. Un giorno ci siamo incontrati al Bar del Viale, io ero latitante quindi eravamo nell’80, ma gia’ lo avevo conosciuto prima". (segue)

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