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In Italia senza licenza 1 software su 2

25 maggio 2016 | 15.30
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La percentuale di software privo di licenza installato sui computer del nostro Paese è in calo di due punti dal 2013 al 2015. Il dato rilevato da Bsa indica che i programmi pirata sono il 45% del totale, contro il 47% di due anni fa. Nella pratica, quindi, quasi la metà del software è installato senza autorizzazione.

Un dato allarmante se paragonato alla media dell'Europa occidentale che è pari al 28% e ancora più allarmante se si considera che è stato provato, nella ricerca, che c'è uno stretto collegamento tra l'impiego di software pirata e l'esposizione a rischi di intrusioni da parte di hacker, che nel solo 2015 hanno causato danni e spese per 400 miliardi di dollari.

Il calo, spiega Bsa, è arrivato grazie alla progressiva maturazione del mercato dell’Ict in Italia e la tendenziale riduzione della base installata e delle vendite di nuovi computer, a fronte di un incremento dell’impiego di software in modalità subscription e di servizi SAM (software asset management).

Nel complesso, il tasso di illegalità nel software nel 2015 è stato stimato al 39% a livello mondiale, in calo dal 43% rispetto alla precedente edizione della ricerca, nel 2013. Il software pirata è risultato elevato persino in settori imprevedibili come quello bancario, assicurativo e finanziario (25%). Circa il 15% dei dipendenti caricano software pirata sulle reti aziendali al di fuori del loro controllo dei responsabili, ma la stima è sicuramente ottimistica: il 26% degli impiegati, quasi il doppio, ammettono di praticare comportamenti illegali col pc aziendale.

Nonostante questi dati, i responsabili informatici delle aziende sono consapevoli del rischio di perdita di dati legato a falle nella sicurezza che, come conferma la ricerca, sono correlate alla presenza di software senza licenza. Lo sa anche il 60% dei dipendenti, indicando i rischi per la sicurezza come ragione chiave per l’impiego di software coperto da regolare licenza.

Secondo la ricerca, a livello mondiale la macro area con la più alta percentuale di software illegale è l’Asia pacifica, con il 61%, in calo di un solo punto percentuale rispetto al 2013. Al secondo posto l’Europa Centro Orientale, con il 58% (in calo di 3 punti rispetto al 2013), seguito da Africa e Medio Oriente al 57% (-2% rispetto al 2013). Il Nord America mantiene il primato del tasso di pirateria più basso (17%), pur rappresentando una cospicua porzione del mercato mondiale del software, corrispondente a un valore commerciale di circa 10 miliardi di dollari. In Europa occidentale il tasso d’illegalità è sceso di un punto, assestandosi al 28%.

Il calo in Italia, commenta Paolo Valcher, presidente del comitato italiano di Bsa, "è un risultato che ci fa molto piacere in quanto premia il lavoro svolto nel nostro Paese in questi anni. Per quanto un tasso d’illegalità del 45%, in pratica poco meno di 20 punti in più rispetto alla media europea, resta ancora un dato inaccettabile per una nazione evoluta e moderna quale l’Italia, oltre che un freno in più alla ripresa della nostra economia e dell’occupazione qualificata".

"Come sottolinea il rapporto, è cruciale che un’azienda sia ben consapevole di che software è installato sulla sua rete" dice invece Victoria Espinel, presidente e ad di Bsa. "Mentre sappiamo che invece molti responsabili spesso ignorano la reale composizione del parco software installato, come anche la sua legalità o meno".

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