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Groupon, dalla quantità alla qualità per vincere la crisi degli acquisti di gruppo

03 luglio 2016 | 14.02
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Groupon, dalla quantità alla qualità per vincere la crisi degli acquisti di gruppo

"Non potevamo finire come la concorrenza e per questo abbiamo rivoluzionato ed evoluto il nostro business con grandi investimenti: non siamo più noi a spingere, è il cliente che ci raggiunge per cercare le offerte, in una logica più di qualità che di quantità". In questa risposta all'Adnkronos di Nicola Cattarossi, managing director dell'azienda per l'Italia e la Spagna di Groupon, è racchiusa la chiave che ha portato l'azienda, famosa nel 2010 per aver fatto esplodere in Italia gli acquisti di gruppo tramite coupon, a cambiare modo di presentare le offerte e sopravvivere negli anni al crollo della passione per questo genere di acquisti on line.

Nel 2010, in Italia, sembrava impossibile non far parte di quella schiera di persone impazzite per il fenomeno che arrivava da Chicago. Pranzi, cene, ma anche visite mediche e tagliandi auto a prezzi molto bassi, così che tutti potessero permettersi sfizi o spese che in altre occasioni erano stati messi da parte. L'Italia e il mondo occidentale erano già in piena crisi economica e l'idea era vincente: offrire acquisti di gruppo che facevano leva sui volumi abbassando il costo finale.

Sia chiaro: Groupon non nasceva per effetto della crisi, però l'azienda si era incastrata bene nel momento storico, si era trovata al posto giusto nel momento giusto. Ma così, man mano che la crisi si è andata stabilizzando, la bolla degli acquisti di gruppo e di tutti quei coupon da stampare è andata sgonfiandosi sempre di più. Alla stessa Groupon questa tendenza è costata, solo lo scorso anno, un taglio del personale di quasi il 10%. "Ma più in una logica di riorganizzazione", precisa il manager.

"Non è più Groupon di sei anni fa - spiega Cattarossi - anche perché la tecnologia offre servizi molto più ricchi di quelli che c’erano nel 2010. Oggi siamo quello che si può definire un vero e proprio marketplace, in contrapposizione con la strategia monodirezionale utilizzata in passato, quando raggiungevamo gli utenti attraverso la newsletter piena di offerte". Il portale di Groupon viene infatti visitato per cercare offerte, sfruttando il motore di ricerca interno, su circa 11mila prodotti a catalogo. A farlo non sono pochi, dice il top manager, "e ogni settimana gli utenti sono oltre 4 milioni". La newsletter, ridimensionata, "non è scomparsa e continua a raggiungere i 12 milioni di iscritti", aggiunge. Giusto per far capire come sono cambiati i tempi, "il 65% degli acquisti di prodotti è stato fatto perché visto sul nostro sito web. Facciamo venire in mente cose che il consumatore non immaginava di poter fare o di trovare".

Un merito che va dato a Groupon è quello di aver aiutato nei primi anni di attività in Italia le piccole imprese nel processo di digitalizzazione dei loro prodotti. "Abbiamo lavorato con 45mila esercenti e li abbiamo supportati dove non erano capaci", racconta Cattarossi. Poi, con il cambio di rotta, gli interlocutori sono diventati altri e oggi ci sono le grandi aziende e i grandi brand nazionali che usufruiscono dei servizi. "A loro offriamo un enorme base clienti. Li aiutiamo a spingere un servizio nuovo, generare traffico o dare visibilità alla loro applicazione per dispositivi mobili. Diamo la possibilità a chi ha qualcosa di interessante di aumentare la platea. Insomma, aiutiamo l'esercente a digitalizzare la sua comunicazione", semplifica il top manager.

Per il futuro, annuncia infine Cattarossi, "ci stiamo attrezzando per entrare nel mercato della biglietteria, in particolare nel mondo sport. E' un settore distribuito su tutto il territorio e piace al consumatore".

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