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Sulla Iss arriva Cimon, assistente digitale di Ibm

03 luglio 2018 | 19.44
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Cimon, assistente digitale IBM
Cimon, assistente digitale IBM

Si chiama Cimon ed è il nuovo assistente digitale e smart degli astronauti in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale. Arrivato venerdì scorso con il razzo cargo di Space X, ben impacchettato nella capsula Dragon, Cimon rappresenta la sfida che Ibm ha lanciato realizzando il primo 'compagno interattivo mobile' dotato di intelligenza artificiale, animata dalle peculiarità di Ibm Watson, il cui scopo è solo quello di rendere più efficace la collaborazione uomo-macchina anche nel cosmo.

Con una vista di lungo periodo però, perché anche quando sarà finita la missione Horizon, al comando dell’astronauta tedesco Alexander Gerst, Cimon resterà a lungo ad abitare nel primo avamposto umano nello spazio, a 408 chilometri dalla Terra. Cimon, racconta IBM, "nasce poco meno di due anni fa, quando l’Agenzia spaziale tedesca affida ad Airbus la progettazione di un’assistente digitale da affiancare all’equipaggio nel corso di esperimenti scientifici e negli aspetti di vita quotidiana, come la conversazione e il gioco".

A sua volta, il gigante aeronautico si rivolge a IBM che mette a disposizione un team di esperti in AI guidati dal giovane Matthias Biniok. La prima versione viene messa a punto in sola settimana, grazie agli anni di esperienza maturata nel settore, scegliendo solo le funzioni necessarie all’impresa tra le tante disponibili con Watson: speech to text, text to speech e riconoscimento visivo. Ma non è che l’inizio del lavoro. A Cimon, racconta ancora il colosso tecnologico, "vanno date una chiara personalità e un linguaggio adatto al luogo di impiego". E qui entrano in gioco altri due attori del team Ibm: Sophie Richter-Mendau e Nina Fischer.

La prima, Sophie Richter-Mendau, studentessa di psicologia, ricorre alla classificazione del Myers-Briggs Type Indicator imbattendosi in uno dei suoi sedici tipi di personalità e fa di Cimon uno strumento che rivela senso per i dettagli, pensa razionalmente, dà giudizi orientati ai risultati e che ha senso dell’humor. Ne fa quindi un’intelligenza emozionale, addestrata per riconoscere indizi fondamentali per la conversazione con l’uomo.

La seconda, Nina Fischer, ingegnere aerospaziale con un focus sulla programmazione software, lo addestra nel linguaggio: come raccogliere i suoni e la direzione della voce umana in un ambiente acusticamente affollato come la Iss, imparare il lessico degli astronauti, agire rispetto agli intenti umani. Per far questo, lo nutre di una mole di dati sotto forma di parole e frasi taggate con significati emotivi. Felicità, tristezza, paura, solitudine sono aspetti che Cimon ha imparato per ‘indovinare’ lo stato d’animo degli interlocutori e per poter rispondere in modo appropriato in ogni condizione.

In mezzo, riferisce ancora Ibm, "tanto training di altro tipo: dal riconoscimento facciale individuale che è cosa ben distinta da quello visivo - l’unico uomo che Cimon identifica è il comandante Gerst, dovendo in primo luogo lavorare al suo fianco - all’addestramento in volo per adattarsi dinamicamente a un luogo in cui regna la microgravità". Il risultato, straordinario, "è oggi sotto gli occhi di tutti. È quello di uno strumento al servizio dell’uomo che incarna l’eredità a lungo sognata dai cultori della fantascienza e dai pionieri dell’intelligenza artificiale. Che -assicura IBM- spiana la strada allo sviluppo di una nuova conoscenza, in breve".

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