La stilista Alice Gentilucci all'Adnkronos, 'nella collezione tutto il mio immaginario rock'
Funny e multicolor, con un twist vagamente anni '70 e soprattutto animal friendly. Sono le pellicce di Alabama Muse, brand ideato da Alice Gentilucci, stylist ed ex fashion consultant per 'Vogue Italia', che per l'autunno inverno 2020-21 ha tratteggiato una collezione di capi con manti a pelo lungo, pettinati, rasati e frisé che conservano il nome dei peli degli animali e simulano - visivamente ma soprattutto al tatto - quelli veri.
"Il pelo che simulano è quello animale, in tutto e per tutto - spiega la stilista all'Adnkronos - come quelli dello sciacallo, della lince e della scimmia. Sono riproduzioni molto attente, rifinite. Cercavo un prodotto che avesse piacevolezza al tatto e fosse rifinito bene con dettagli importanti. Non volevo fare una pelliccia ecologica fake come quelle che si trovano nel mass market. Mi sono detta perché pellicce del genere non esistono o costano così tanto?"
L'impronta, non è a caso, è quella sartoriale: pezzi lavorati artigianalmente e rifiniti con dettagli, intarsi e patchwork. La cura è anche nelle fodere, in contrasto cromatico e con bretelle interne che permettono di portarla sulle spalle. Anche i prezzi sono democratici, dai 600 ai 1.200 euro. "Ho immaginato il mondo rock della musica e del cinema" racconta ancora la stilista, la cui influenza risente di icone musicali d’eccezione, da David Bowie a Blondie, da Mick Jagger a Tina Turner fino a Miley Cirus.
Multicolor la palette cromatica, con tinte accese, tra contrasti e mix che vanno dal verde smeraldo al lilla, passando per il viola, il giallo, il big-bubble e in alcuni per abbinamenti stemperati dal biscotto. Ai volumi slim e over per giacche e cappotti si unisce la sovrapposizione che si traduce nell'abbinamento di colli, sciarpe, gilet. Focus anche sulle fur-tribali, nate da patch animalier sui toni naturali tra lince, sciacallo e agnello con inserti a contrasto di mongolia.
Un tribale che diventa elegante ed eclettico nel lungo gilet e nella giacca dedicata a Jimi Hendrix, mentre il parka con cresta in mongolia e schiena di pelo rovesciato può essere indossato anche da lui. Ipnotico lo chevron anni '70 color latte e cuoio con collo ampio e spalle costruite nella vestaglia. Pezzo iconico della collezione è invece il kimono in capra nera con il bordo dello stesso pelo a contrasto, foderato in seta corallo, dal fascino orientale di un capo couture no gender.
"I tessuti sono ignifughi e realizzati con i peli che si usano in Giappone per le divise dei pompieri - sottolinea la stilista - e soprattutto non perdono peli". Guai però a chiamarle semplicemente fake fur. "Vorrei far capire che non bisogna vedere la pelliccia fake come se fosse in secondo piano rispetto alla pelliccia vera o un ripiego - fa notare Gentilucci - la fake fur deve essere etica e animal friendly, ormai si può fare".