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Rivoluzione Zegna, Sartori fa re(set) del guardaroba maschile

15 gennaio 2021 | 15.30
LETTURA: 5 minuti

L'ad Gildo: "Vestiremo alla Silicon Valley. La pandemia? Ne verremo fuori"

Una delle uscite dello show di Zegna per l'inverno 2021
Una delle uscite dello show di Zegna per l'inverno 2021

Più che una ripartenza: un reset. Se moda dev’essere nessuno meglio di Ermenegildo Zegna può riuscire nell’intento di traghettare il mondo del fashion dall’incertezza del presente alla rivoluzione del futuro. Con l’industria dell’abbigliamento maschile sempre più attenta al leisurewear, anche a causa della pandemia, l’etichetta piemontese apre oggi la fashion week maschile di Milano con una visione tutta nuova del guardaroba per lui.

"E’ vero che manca l’aspetto fisico ma oggi con il digitale abbiamo la possibilità di costruire una storia e raccontarla come se fosse un fashion film - spiega Alessandro Sartori, mente creativa di Zegna, presentando alla stampa il 'film' della collezione per l'inverno 2021, in una Milano di edifici e ambienti futuristi -. La narrativa parte dal contenuto in un mondo dove indoor e outdoor si uniscono e creano una nuova estetica. E’ cambiato il modo di vestire. Oggi l’uomo dice ‘ho un sacco di camicie classiche, non so più cosa farmene, mi serve maglieria e non ne ho a sufficienza’. Questo nuovo modo di vestire è la riflessione che ci ha portato a presentare la collezione”.

51 le uscite, che richiamano i codici dell’abbigliamento da casa - i colli a scialle, i cappotti a vestaglia, le giacche morbide, i track pants e i joggers con la fusciacca - che ridisegnano il nuovo concetto di formale con un unico comun denominatore: forme fluide e rilassate. Capi adatti sia all’interno sia all’esterno, in una grammatica dello stile che vede protagonista un nuovo tessuto: il jersey di puro cachemire. Infeltrito e totalmente elastico, pur essendo 100% cachemire.

“E un viaggio interessante - sottolinea Sartori - che parte da una narrativa con molta fluidità. Le forme sono svuotate, non ci sono canvas, fodere o spalline. Le costruzioni sono fatte dal tessuto, che è al centro della nuova estetica. A prescindere dal peso, il nuovo materiale sembra panno, flanella. L’idea era di creare un guardaroba modulare con questo materiale ibrido che viaggia su tutti i prodotti: dalle camicie alle giacche, alle maglie, fino alle giacche tayloring e ai jogger”. Concetti di fluidità presenti anche sui pantaloni, con l’assenza totale degli interni. O sulle giacche e sulle oversize jacket, dal peso piuma.

"Abbiamo calato le tecniche sartoriali nel mondo dello sportswear e del leisurewear - aggiunge Sartori - e privilegiato gli uniti. Quindi abbiamo esportato i disegni classici dello jacquard nel pied de poule, nel damier e nel principe di Galles". Comodità, quindi, ma senza perdere un briciolo della sartorialità che da sempre contraddistingue Zegna. Eccolo l'uomo del futuro immaginato da Zegna: indossa giacche da lavoro in cashmere, annodate come accappatoi o completi ibridi in cashmere double. La camicia? Superata, è la maglia che ne prende il posto. I pullover in cashmere infeltrito sono lavorati a tricot, oppure, in pelle e indossati come outwear, senza cappotto. Anche le borse sono decostruite, come la ‘paper bag’ una cartella agile e morbidissima, da portare arrotolata sottobraccio, come fosse un giornale. Niente tagli o costruzioni, solo il tessuto a farla da padrone. Ai piedi sleepers di feltro di cachemire, con fondo sneaker pronto a mordere l’asfalto.

Il pezzo chiave? Il trench di pelle nabuk, che chiude la collezione. E se è vero che è cambiato il futuro e anche lo stile, a sorprendere, stavolta è la scelta di far sfilare abiti e cappotti maschili su alcune modelle. “Non è un womenswear - avverte Sartori - la collezione si adatta anche all’universo femminile, con taglie più piccole e la possibilità alle clienti di ordinare capi su misura”. Neutra e monocromatica la palette: si scalda dai beige alla terracotta, fino alle pennellate di cachi, marrone, nero, ruggine, fango e verde felce.

Il fashion movie è viaggio attraverso i luoghi ‘nuovi’ di Milano, con i modelli che attraversano stanze, percorsi e ambienti: da Assago al campus della Bocconi, passando per lo Zegna headquarter e il quartiere della Fastweb in piazza Olivetti. In un reset infinito. “L’idea era quella di un film - ammette Sartori -. Penso che il futuro delle sfilate possa essere in parte fatta di contenuti e in parte fisico. Abbiamo mantenuto il formato della sfilata perché la fluidità delle forme non si esprime al cento per cento quando i capi sono statici. Fare una sfilata senza pubblico è un peccato ma farla vivere in una città dove i capi sono pensati per stare per me è molto importante. Questo è un racconto ambientato dove i capi possono vivere”.

Sartori racconta di essere stato molto influenzato dal periodo della pandemia: “Credo che gli uomini non vorranno più esser ‘costretti’ dai vestiti in futuro, venderemo abiti sartoriali ma questo è step della moda ci proietta su un’altra dimensione. 8 mesi ci hanno fatto vivere 10 anni insieme: ora la maglieria e il jersey sono al centro del nuovo guardaroba. Il tema resta lo stesso: non sprecare”. Soddisfatto della collezione anche l’amministratore delegato del gruppo, Gildo Zegna: “A marzo non sapevamo come avremmo chiuso l’anno e lo abbiamo finito - spiega - ora siamo pronti per il riscatto. Sicuramente nel 2022 arriverà, in questi mesi abbiamo resistito, fatto cose nuove. C’è stato un cambio del business model epocale e devo dare atto che Sartori è stato antesignano di questo nuovo tipo di trend”.

"Abbiamo sempre qualcosa in tasca da giocarci per la prossima stagione - sottolinea Zegna - in un momento così maglieria e jersey vanno alla grande. Credo che vestiremo più alla Silicon Valley, con lui che si veste come lei. Ora partiamo con la serenità di essere pronti per prendere l’onda lunga che nel 2022 arriverà". Quindi conclude: “Sento che la gente è stanca ma non dobbiamo parlare di stanchezza. Speriamo che i vaccini risolvano la situazione, sono sicuro che ne verremo fuori, noi partiamo carichi. Milano diventerà un epicentro economico sempre più importante, ora è il momento di vedere le cose in modo positivo, abbiamo tutte le risorse per venirne fuori”.

(di Federica Mochi)

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