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Mahmood: "Ferragni? Ha dato sostegno agli Uffizi"

27 luglio 2020 | 09.32
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L'artista: "Se la sua visita serve a invogliare qualcuno ad andare, che c'è di male?"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Chiara Ferragni agli Uffizi "non è andata a fare una festa, non ha rovinato niente e, anzi, credo che abbia dato un sostegno utile. Se la sua visita serve a invogliare qualcuno ad andare, che c'è di male?" A parlare così in un'intervista al 'Corriere della Sera' dell'imprenditrice-influencer e delle polemiche che sono seguite alla sua visita agli Uffizi è Mahmood, che negli stessi giorni ha pubblicato il video del suo singolo più recente 'Dorado', tutto ambientato nel Museo Egizio di Torino.

"Volevo un posto che raccontasse che la vera ricchezza non sono i soldi o i macchinoni, ma le tue origini. Con il regista Attilio Cusani, abbiamo provato a immaginare un luogo quasi sacro. Ci è venuto in mente quel museo. Non c'ero mai stato, siamo andati a vederlo in incognito. Ho respirato subito un'aria di storia gigantesca, enorme. Abbiamo avuto l'idea di mettere nella teca non la collana più preziosa, ma la mia collana regalo di battesimo, che ha un ciondolo con la testa di Nefertiti: simboleggia che la vera ricchezza sono le nostre origini, la cultura da cui veniamo".

"Per me - prosegue Mahmood - che sia un quadro, un video o una canzone, si parla sempre di arte. Sono mondi artistici che possono sembrare agli antipodi, ma messi insieme, funzionano. E funziona se serve a far capire ai ragazzi che la storia è stilosa, ricca di cose belle. La Sfinge è elegante. La Sala delle Statue dove il direttore Christian Greco mi ha permesso di ballare rende il mio messaggio molto più potente".

E in fondo il messaggio di 'Dorado' e del videoclip che lo accompagna è "quello di un ragazzo nella sua stanza da letto che sogna un mondo 'dorado', si ritrova circondato da statue egizie e capisce che l'oro non è nei beni materiali, ma nel patrimonio di cultura che costituisce la nostra origine". Sulla scarsa frequentazione dei musei da parte dei giovani, sottolinea: "Credo che manchi l'abitudine. Io ho avuto la fortuna di avere una mamma che, fin da piccolissimo, mi ha fatto visitare tutti i più importanti. In Egitto, invece, a otto anni, al Museo del Cairo, rimasi affascinato dagli ori di Tutankhamon, dalla bellezza di tanti manufatti di migliaia di anni fa. Tante volte, crescendo e guardando un'opera, ho sentito una morsa allo stomaco. Sento che fuori, nelle strade, nelle piazze, tutto cambia, ma in quelle sale, in certi quadri o sculture, c'è qualcosa di più grande che resta".

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