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Malaria, 4 casi a Taranto

03 ottobre 2017 | 21.21
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Immagine d'archivio (Fotogramma)
Immagine d'archivio (Fotogramma)

Nei giorni scorsi sono stati ricoverati nel Reparto Malattie Infettive dell’Ospedale 'San Giuseppe Moscati' di Taranto quattro pazienti a cui è stata diagnosticata la malaria da 'Plasmodium falciparum'. Lo rende noto la Azienda sanitaria locale. I pazienti sono quattro braccianti agricoli, di origine maghrebina e sudanese ma che si trovano in Italia da diversi anni risiedendo nelle campagne di Ginosa (due convivono presso la stessa abitazione), di sesso maschile e di età compresa tra i 21 e i 37 anni. Tutti svolgono le mansioni lavorative nelle campagne ricadenti nei comuni di Ginosa e Castellaneta. In tutti e quattro i casi i pazienti hanno accusato febbre, vomito e diarrea, e in qualche caso cefalea e dolori addominali; tutti presentavano piastrinopenia e splenomegalia.

"La situazione è pienamente sotto il controllo dell’Azienda Sanitaria Locale - precisa la Asl - e non desta alcuna preoccupazione né dal punto di vista sanitario né da quello sociale".

Attualmente tre dei quattro pazienti sono pienamente fuori pericolo, mentre uno è sfebbrato ma necessita ancora di terapia di supporto. Il Servizio Veterinario dell’Asl di Taranto ha inoltre messo in atto tutti gli interventi di tutela della salute e gli approfondimenti entomologici del caso, utilizzando la necessaria strumentazione utile alla ricerca delle zanzare del genere ‘Anopheles’ nell’area di interesse. 

"Il sospetto è che la malaria sia stata contratta in Italia" spiega all'Adnkronos Salute Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità. "Stiamo attendendo il materiale per la conferma diagnostica, mentre a Taranto è in corso l'indagine entomologica, ma il sospetto - ribadisce - è che la malattia sia stata contratta in Italia". D'altronde oltre al caso criptico della bimba morta a Brescia per malaria cerebrale, "su cui sono in corso gli accertamenti, si sono verificati anche due casi criptici in Francia da Plasmodium falciparum. Il sospetto, dunque, è che in circostanze particolari possa avvenire una trasmissione della malattia. Ma non c'è motivo di allarme", sottolinea Rezza.

"Questo perché si tratta comunque di casi molto rari. Inoltre siamo vicini alla stagione fredda. Ma occorre indagare su questi episodi". Le nostre anofele "erano in grado di trasmettere il P. falciparum 'italiano', mentre la competenza per la trasmissione di quello africano è molto più bassa. Il sospetto è che in qualche circostanza particolare possa avvenire comunque una trasmissione", conclude l'esperto.

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