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Mali: scontri a Kidal, per premier e' dichiarazione di guerra

19 maggio 2014 | 10.59
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Mali: scontri a Kidal, per premier e' dichiarazione di guerra

(Aki) - "L'attacco di Kidal e' una dichiarazione di guerra". E' quanto ha dichiarato il primo ministro maliano, Moussa Mara, alla radio francese 'Rfi' a proposito delle violenze scoppiate sabato a Kidal, nel nord del Paese, tra esercito e gruppi separatisti locali. Il ministero maliano della Difesa ha annunciato che il bilancio degli scontri tra forze armate da un lato e ribelli del Movimento nazionale per la liberazione dell'Azawad (Mnla) e Movimento arabo dell'Azawad (Mma) dall'altro e' di 36 morti, di cui otto militari, mentre una fonte del governatorato di Kidal ha fatto sapere che una trentina di funzionari risultano dispersi.

Per Mara, che si trovava in visita nella citta' settentrionale, questo attacco rappresenta "un'ennesima provocazione" da parte dei "gruppi armati", tra cui secondo il premier figurano, oltre all'Mnla, anche "l'Alto consiglio per l'unicita' dell'Azawad (Hcua) e senza dubbio i jihadisti di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi)". Nel 2012 i separatisti tuareg dell'Mnla diedero il via a una guerra contro il governo di Bamako spianando di fatto la strada alla presa del controllo della regione da parte delle sigle estremiste islamiche. Per fermare la loro avanzata, la Francia ha lanciato a gennaio del 2013 l'operazione Serval, intervento coadiuvato dalla Minusma, la task force dell'Onu per la stabilizzazione del Paese.

Il 19 giugno dello stesso anno, governo e ribelli tuareg hanno firmato a Ouagadougou, in Burkina Faso, un accordo per la pacificazione e la riconciliazione tra le parti che riconosce l'unita' e l'integrita' territoriale del Mali, ma gli scontri di sabato "violano tutti i protocolli che erano stati conclusi con questi gruppi, i quali avevano riconosciuto l'integrita' del territorio maliano", ha detto Mara, il quale ha confermato la notizia che dei rinforzi delle truppe regolari "sono gia' arrivati a Kidal". Tuttavia, il premier non esclude la possibilita' di una soluzione negoziata: "Una misura elementare di esercizio della sovranita' sul nostro territorio non e' incompatibile con un processo di dialogo e di discussione", ha precisato il politico, augurandosi che "la questione del nord possa essere risolta in maniera definitiva con degli accordi che saranno gli ultimi".

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