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Shoah

"Mamma sto benone ma mandami da mangiare", lettera dal lager

29 gennaio 2020 | 14.30
LETTURA: 2 minuti

Giuseppe Realmuto è tra i soldati prigionieri in Germania ricordati da Mattarella nel Giorno della Memoria

di Ileana Sciarra

L'Alzheimer ha cancellato i ricordi e forse anche l'orrore di chi è stato deportato in un campo di concentramento. Giuseppe Realmuto venne colpito dalla malattia ad appena 60 anni, ma la memoria dei giorni da soldato trascorsi al fronte, a 'resistere', e da prigioniero in un campo di concentramento tedesco con la 'colpa' di aver combattuto la Germania nazista è impresso nelle lettere che inviava alla sua famiglia.

Realmuto è tra i 600mila soldati italiani che hanno 'resistito' ricordati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso al Quirinale per il 'Giorno della memoria'. E' scomparso nell''88, ma domenica scorsa la Prefettura di Palermo ha consegnato alla sua famiglia la medaglia d'onore. Il pronipote, 6 anni, l'indomani ha raccontato a scuola di quella medaglia: ''Maestra, mio nonno era un eroe!".

Dal lager dove era rinchiuso Realmuto scriveva alla sua famiglia tacendo l'orrore che viveva e che vedeva attorno a sé. "Sono prigioniero dal 27 settembre - si legge in uno stralcio della missiva datata 20 dicembre 1943 in possesso dell'Adnkronos - e ringrazio il buon Dio godo di ottima salute. Mamma, siccome il comando tedesco mi diede il permesso di potermi inviare dei pacchi, prego al più presto di spedirmelo e cercare di inviarmi cose da mangiare e 'sicarette', però prima di tutto roba da mangiare".

Realmuto aveva fame e tanta. Quando tornò a casa nel '45 - a Baucina, paesino alle porte di Palermo - era ridotto una larva, pesava appena 40 kg. Dei giorni all'"inferno" non voleva parlare, solo il nipote più grande ne custodisce i racconti, dalle bucce di patate che era costretto a mangiare ai compagni che vedeva morire attorno a sé.

"La Giornata della memoria quest'anno è stata per la nostra famiglia più importante del solito - spiega all'Adnkronos la nipote, Valentina Pinello - E' il ricordo e il riconoscimento della partecipazione di mio nonno alla guerra e alla resistenza che l'Alzheimer aveva cancellato e che adesso la medaglia ci ha in parte restituito".

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