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Manovra 2023, Bonomi duro su pensioni, flat tax e bancomat

03 dicembre 2022 | 08.54
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Le critiche del numero uno di Confindustria alle politiche economiche dell'esecutivo, cosa ha detto ieri in audizione alla Camera

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Gli interventi sulle pensioni nella manovra 2023 del governo Meloni sono "discutibili", la flat tax "crea sperequazioni e mina la progressività delle imposte", la riscrittura sugli extraprofitti "non risponde a quanto auspicavamo", mentre crea perplessità l'approccio a un tema "assolutamente centrale" come l'occupabilità, né si comprende "la ragione per cui si sia optato per un sostanziale dietrofront in tema di pagamenti elettronici, contraddicendo un impegno preso con la Commissione europea" funzionale alla seconda rata del Pnrr. Il giudizio è arrivato ieri dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi nel corso dell'audizione alla Camera sulla legge di stabilità, con una valutazione non esattamente positiva delle politiche economiche dell'esecutivo.

PENSIONI - "Discutibili", quindi, gli interventi sulle pensioni contenute nella legge di bilancio. Discutibile soprattutto, annota, l'utilizzo di risorse che sarebbero potute essere concentrate altrove, a cominciare dal taglio del cuneo fiscale. "dalla legge Fornero ci sono stati 9 interventi di salvaguardia e si è sostanzialmente coperto anche chi esodato non era e rimangono vigenti una serie di proroghe di regimi transitori per il 2024, dall'isopensione all'ape sociale, da opzione donna alle 27 clausole per i lavori usuranti", elenca. E aggiunge: "in sostanza se guardiamo ai dati di proiezione anche per il 2022 la media di persone che va in pensione sarà di 61,5 anni. E non è questo l'intervento che ci può aiutare. Il costo sarà di circa 1,7 miliardi che sommato a quello precedente del governo Draghi assomma a 3 miliardi di euro: voleva dire che potevamo tranquillamente raddoppiare l'intervento del taglio del cuneo fiscale di quanto già effettuato da Draghi", aggiunge.

Gli interventi sulle pensioni, d'altra parte, prosegue Bonomi, profilano " scelte che si allontanano di nuovo dall’obiettivo di mettere in sicurezza la spesa previdenziale italiana, senza arrecare alcuna utilità in termini di ricambio generazionale e accesso dei giovani al mercato del lavoro". Anche in questa occasione, infatti, annota ancora Bonomi, "si procede alla definizione di una nuova eccezione alle regole, nella formula di una quota pensionistica fissata a 41 anni di contribuzione e 62 di età (“Quota 103”)".

Il Governo, dunque, "si limita a individuare, senza alcuna connessione , ad esempio, con la gravosità dell’attività lavorativa, una platea di lavoratori cui riservare requisiti agevolati per il pensionamento, determinando peraltro un impatto rilevante sui conti pensionistici: 570 milioni nel 2023 e 1,2 miliardi nel 2024. Inoltre, come per Quota 100, per cui il tasso di sostituzione tra ingressi e uscite è stato stimato attorno a 0,4, vi è il più che fondato rischio che l’introduzione di questa nuova Quota non risponderà alla necessità di allargare la base occupazione e favorire l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro", sottolinea .

FLAT TAX - "Le risorse mancate per gli investimenti delle imprese si devono anche al fatto che una parte delle risorse a disposizione, al netto degli interventi sull’energia, vengono impiegate per obiettivi a nostro avviso non prioritari in questa fase di emergenza e, comunque, discutibili nel merito. A cominciare dalla flat tax".

"L’estensione di regimi forfetari esistenti, minano il principio di progressività delle imposte e, soprattutto, creano sperequazioni tra lavoro autonomo e subordinato", ribadisce riportando stime di viale dell'Astronomia secondo le quali "l’ampliamento del regime forfetario ai redditi fino a 85mila euro comporterà un abbattimento d’imposta di circa il 50% per i contribuenti interessati." E se è vero, prosegue, "che si tratta dello 0,1% del totale dei contribuenti effettivi Irpef" la conseguenza è che queste misure rappresentano l’ennesima “digressione” da quello che dovrebbe essere un percorso organico di riforma fiscale. Peraltro, la Manovra finisce per accentuare la discriminazione, in termini di trattamento impositivo, tra le diverse categorie reddituali"

Peraltro,spiega ancora, la manovra finisce per accentuare la discriminazione, in termini di trattamento impositivo, tra le diverse categorie reddituali. Basta pensare che, già oggi, un lavoratore autonomo con un reddito di 50 mila euro paga un’aliquota marginale inferiore a un terzo di quella pagata da un lavoratore dipendente con lo stesso reddito. Analoghi rilievi Confindustria li elabora sul "carattere disorganico" delle misure previste nel Ddl relative all’esperimento di una flat tax incrementale per i soggetti che non rientrano nel regime forfettario. "Complessivamente, le due flat tax (quella che estende il regime forfetario fino a 85 mila euro e quella incrementale) drenano risorse pubbliche per poco meno di 1,2 miliardi nel 2024".

EXTRAPROFITTI - Nonostante alcuni miglioramenti, la riscrittura sugli extraprofitti effettuata nella manovra di bilancio "non risponde a quanto auspicavamo", spiega ancora Bonomi che ribadisce le critiche degli industriali sul contributo di solidarietà ritoccato dal governo Meloni e sul quale viale dell'Astronomia ha "più volte formulato suggerimenti per rendere lo strumento praticabile in concreto e coerente con la sua finalità solidaristica".

"L’ampiezza della platea delle 7mila imprese a cui è rivolto il nuovo contributo di solidarietà è del tutto eterogenea e si rivolge a numerosi sotto settori che non hanno alcuna analogia nel rapporto tra utili e costi di approvvigionamento", spiega. "Per esempio, nella distribuzione elettrica l’aumento dei ricavi coincide con un aumento dei costi di approvvigionamento, nell’oil invece sussiste la possibilità finanziaria di attenuarlo attraverso transazioni estero su estero. Non a caso il regolamento Ue in materia esclude il contributo per il settore elettrico, mentre lo prevede per le sole attività relative a petrolio greggio, gas naturale, carbone e raffinazione. Inoltre, il nuovo contributo, calcolato sui profitti 2022, non sostituisce ma si aggiunge a quello già versato in base al saldo dei dati Iva, senza contare che gli stessi profitti sono già stati ridimensionati in virtù dell’obbligo di restituzione laddove generati dalla produzione di energia rinnovabile e saranno, inoltre, oggetto dell’ordinaria tassazione", esemplifica.

"Così - spiega- si creerà inevitabilmente un grande problema per i versamenti già effettuati nel 2022 in attuazione della misura disposta dal Governo precedente".

LAVORO - Perplessità di Confindustria sull'approccio della manovra a un tema "assolutamente centrale " per la bassa crescita strutturale italiana, quello dell’occupabilità. A segnalarlo è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi nel corso dell'audizione davanti alle Commissioni di Camera e Senato sulla legge di stabilità.

"Una strategia di svolta per l’occupabilità ha bisogno di interventi complessivi che riguardino fisco, contributi, scuola e intero sistema della formazione professionale del 5 nostro paese. Tutti servizi da offrire secondo metriche che affidino le risorse a chi ottiene risultati migliori e verificabili, non ai Centri Pubblici per l’Impiego ma estendendo a livello paritario le gare per le risorse alle molto più efficaci Agenzie Private del Lavoro. Ma di tutto questo non vediamo ancora nulla", insiste Bonomi che sollecita per questo "una strategia organica, nazionale e pluriennale " a maggior ragione "necessaria in tempi rapidi visto il percorso intrapreso dal Governo di riconfigurazione del reddito di cittadinanza".

Per questo, spiega, "restiamo convinti che sia necessario intervenire operando una cesura netta tra gli interventi a sostegno della povertà, da affidare all’ambito di intervento dei servizi sociali in una logica assistenziale che punti a superare lo stato di bisogno, e quelli di politica attiva per inoccupati e disoccupati, per i quali è centrale investire nel pieno coinvolgimento delle Agenzie private per il lavoro".

Per Bonomi serve un taglio "deciso" del cuneo fiscale con un effetto "significativo" di oltre 4 punti. Le risorse ci sono:" Basterebbe rimodulare qualche punto percentuale di allocazione degli oltre mille miliardi di spesa pubblica superati in questo 2022, per trovare le risorse senza creare deficit aggiuntivo". Bonomi torna quindi ad insistere sulla necessità di un intervento corposo sul cuneo fiscale con cui "mettere subito nelle tasche dei lavoratori molto più reddito disponibile di quanto non avvenga con la logica dei microtagli e dei micro-sussidi su bollette, carburante e affitti".

E invece, prosegue, "troppe volte nei decenni alle nostre spalle piccoli tagli di 1 o 2 punti non hanno avuto alcun effetto. E oggi che l’inflazione è a doppia cifra e la bolletta energetica è altissima, sarebbe la via migliore per aumentare i salari.

PNRR - Serve "una rigorosa attuazione del Pnrr, essenziale per avere la credibilità necessaria sia per ottenere le indispensabili rimodulazioni del Piano imposte dall'emergenza bellica, sia per 'giocare' in modo efficace la partita cruciale della riforma della governance economica europea", ha quindi spiegato Bonomi. "Il tempo stringe rispetto a obiettivi e traguardi di fine anno: tra questi, l'attuazione della legge sulla concorrenza, tassello basilare, e peraltro non rinviabile, per modernizzare il Paese, nonché la prosecuzione dell'azione di semplificazione di norme e procedimenti amministrativi necessaria per velocizzare gli investimenti", aggiunge Bonomi.

BANCOMAT - "Non vorremmo - dice ancora - che per effetto dello spacchettamento di deleghe all'atto della formazione del governo subentrino problemi per la cabina di regia del Pnrr, che deve essere pronta a interventi di sussidiarieta' dall'alto in caso di ritardi conclamati nell'attuazione di milestone e target del piano, dei bandi e delle gare da parte delle Autonomie". Confindustria infatti non comprende "la ragione per cui si sia optato per un sostanziale dietrofront in tema di pagamenti elettronici, contraddicendo un impegno preso con la Commissione europea che rientrava tra quelli funzionali alla seconda rata dei finanziamenti del Piano". E confida dunque, conclude Bonomi, "che si tratti di una mera svista, che, di fatto, rischia di rallentare il processo di digitalizzazione del Paese e ostacolare la lotta all'evasione".

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