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Manovra, nessun passo indietro

07 ottobre 2018 | 08.12
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(Fotogramma)
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Non un passo indietro sulla 'manovra del popolo'. Lo ha detto ieri, lo ribadisce anche oggi Luigi Di Maio, che dalle pagine del Corsera si scaglia ancora contro l'Ue, difendendo a spada tratta il def, bocciato dalla Commissione europea. Nessun 'piano B' ma deficit al 2,4%, a testa bassa contro l'austerity.

"Sapevamo che questa misura economica non sarebbe piaciuta, ma tra sei mesi questa Europa sarà finita", dice il vicepremier che tuttavia nega un'uscita dall'Ue e dall'euro: "Per me l'appartenenza all’Unione europea non è in discussione così come non è in discussione l'uscita dall’euro. È la Commissione che ha sei mesi di vita, dopodiché nessuno di questi soggetti farà più il commissario".

Ne è convinto Di Maio, che lancia una previsione. Dopo le elezioni europee, spiega, "ci sarà in tutti i Paesi un tale terremoto contro l’austerity che le regole cambieranno il giorno dopo le elezioni. Ma il piano B non esiste, questa manovra - rassicura - noi la vogliamo discutere con le istituzioni europee. Loro non sono d’accordo con il nostro livello di deficit, però se è vero che sono aperti al dialogo anche noi lo siamo. C’è tutta la volontà di spiegare la manovra del popolo, che ripaga la gente di tanti torti e ruberie".

Concorda con l'idea dei mediatori Conte e Giorgetti di cambiare la manovra in Parlamento per ridurre la soglia di deficit ora al 2,4%? "Con il premier - risponde Di Maio - mi confronto sempre e siamo d’accordo. Non so se Giorgetti ha cambiato idea. Ma a me interessa l’opinione di Salvini, con il quale ci siamo detti che non si torna indietro. Se andiamo in Parlamento con l'idea di cambiare il 2,4 di deficit, gli squali sentono il sangue e azzannano. Non c'è un piano alternativo".

E sulle polemiche con il presidente Juncker, che ieri ha accusato i vicepremier italiani di usare un linguaggio inappropriato, Di Maio risponde: "Non sono nato ieri. Presidente e commissari non vengono da Marte, sono tutti in campagna elettorale e rappresentano partiti in enorme difficoltà, che si sono messi in testa di fare l’asse antipopulista con Pd e Forza Italia. A loro ricordo che il 4 marzo hanno perso le elezioni, gli italiani non li seguono. La nostra manovra vale 40 miliardi, supera la legge Fornero, dà il reddito di cittadinanza e abbassa le tasse alle imprese. Non è populismo, è un governo che mantiene le promesse".

Le coperture, assicura, ci sono, mentre il pentastellato non crede a eventuali declassamenti da parte delle agenzie di rating: "Non so se avverrà, non ho notizie del genere. I fondi non ti comprano se i titoli diventano spazzatura e noi non siamo a quel punto. Il declassamento c'è stato anche con Letta e Renzi e non dipende dalla manovra che fai, ma dall’andamento generale del Paese".

Ha messo in conto il vicepremier i miliardi di interessi in più sul debito e il rischio recessione innescata dallo spread? "Ho letto che dovevamo arrivare a 400 lunedì dopo aver approvato il deficit al 2,4%, ma non è avvenuto. Quando hanno visto che lo spread restava sotto quota 300 hanno cominciato a sparare a pallettoni contro l'Italia. Gli è andata male. Basta guardare i grafici. Da quando questo governo è iniziato lo spread è passato da 120 a 250 e si è sempre mosso tra 250 e 300", afferma.

Un complotto contro l'Italia? "No - risponde Di Maio -, dico che il problema vero è il governo in quanto tale. L’unico modo per calmare i mercati sarebbe che noi andassimo a casa, ma chiedete agli italiani se lo vogliono".

E sul reddito di cittadinanza il governo intende ridurre la platea dei beneficiari? "Parliamo - spiega ancora il vicepremier - di sei milioni di italiani sotto la soglia di povertà relativa o assoluta. È una misura seria che innescherà la crescita. Ma poiché sono stufo di facili ironie farò conoscere tutti gli strumenti insieme. Vedremo se servirà un testo collegato, o un decreto dove inserire tutto quello che non entra nella manovra".

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