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Salone Libro: Polillo (Aie), è vetrina utile per vendere al pubblico italiano

12 maggio 2015 | 14.44
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Il presidente dell'Aie, con l'Adnkronos, si sofferma sul senso della manifestazione torinese al via giovedì: "L'importanza delle fiere internazionali di diritti, col passare degli anni, è molto diminuita. Il Salone del Libro è un termometro del mercato italiano"

Il presidente dell'Aie, Marco Polillo
Il presidente dell'Aie, Marco Polillo

Il Salone del Libro è un appuntamento che si vive "in chiave italiana di vendita. Si tratta di una settimana durante la quale si parla moltissimo di libri. E questo è un fattore positivo". Oltretutto, "è una vetrina gigantesca che dà la sensazione di come va il mercato sui singoli titoli. E' un luogo dove è importante andare ed esserci". A parlare così è il presidente dell'Associazione italiana editori, Marco Polillo, che con l'Adnkronos si sofferma sulle prospettive del Salone del Libro di Torino, la cui 28esima edizione si svolgerà dal 14 al 18 maggio.

"Non vedo molto il Salone in chiave di diritti. C'è effettivamente un reparto che riguarda la possibilità di intrattenere rapporti con agenti ed editori stranieri. Ma per fare questo - riflette Polillo- ci sono delle fiere dedicate molto più significative. Ci sono Londra, New York e Francoforte. A Torino si va per vendere libri al pubblico italiano".

Per il presidente dell'Aie, comunque, "l'importanza delle fiere internazionali di diritti, col passare degli anni, è molto diminuita anche perché con internet si sa tutto quello che succede nel mercato venti giorni prima che inizi una Fiera. Dal punto di vista pratico la fiera serve per mantenere i rapporti personali nel mondo dell'editoria. Ma le grandi aste di Francoforte non esistono più da anni".

Polillo nega poi che il Salone torinese possa rappresentare puntualmente lo stato del mercato libraio nel nostro Paese, affermando che "il Salone non è uno specchio della situazione italiana. E' un evento che vede una partecipazione massiccia di persone. Il che non vuol dire che quelle persone compreranno libri. E' un po' come l'Expo di Milano: è partito con una grandissima frequentazione. Una partecipazione molto alta che si fonda in qualche modo sulla curiosità di vedere e di documentarsi. Una grande partecipazione - dice Polillo- c'è a Torino ma c'è stata anche a a Roma, alla Fiera 'Più Libri più liberi', o a Milano in occasione di Bookcity e in tutti i festival che si tengono in varie località italiane".

"Il Salone di Torino ha sempre accolto una grande massa di visitatori nei cinque giorni. Ma non è significativo - entra nel dettaglio Polillo- del fatto che Torino sia una città in controtendenza dal punto di vista della vendite di libri. Oltretutto, il Salone ha seguito sul fronte delle vendite le flessioni del libro".

Su un dato, Polillo non sembra avere dubbi, se un titolo si vende al Salone si venderà anche nel resto del Paese: "Il Salone del Libro -spiega infatti- è uno specchio della realtà nel senso che il titolo che si vende al Salone si vende anche nelle altre parti d'Italia. Il titolo che non va al Salone non si vende altrove. E' una specie di cartina di tornasole: quando si arriva con le novità appena uscite, il fatto che si vendano o meno dà una buona luce di speranza oppure una certa depressione. E' un termometro del mercato", conclude il presidente dell'Aie.

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