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Marino assolto, Orfini non si scusa

10 aprile 2019 | 15.25
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Dopo la sentenza della Cassazione sull'ex sindaco di Roma, l'ex presidente dem rivendica la scelta di sfiduciarlo: "Era inadeguato al ruolo". Pd nel mirino dei social

(Fotogramma)
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"Ieri Marino è stato assolto per la vicenda degli scontrini. Alcuni, compreso qualche dirigente del Pd, mi chiedono di scusarmi per la scelta di sfiduciarlo. Ovviamente non credo di doverlo fare, perché quella scelta l'ho assunta spiegando fin dal primo momento che non era legata all'inchiesta. Marino non era adeguato a quel ruolo, stava amministrando male Roma, la città era un disastro. Provai per un anno ad aiutarlo, troverete decine di dichiarazioni dell'ex sindaco che lo riconosceva". Lo scrive Matteo Orfini, in lungo post su Facebook, all'indomani dell'assoluzione dell'ex sindaco di Roma per il caso scontrini.

"Difesi l'indifendibile" ma "non bastò perché errori e atteggiamento del sindaco non cambiarono". E aggiunge: "È semplice sfiduciare un tuo sindaco? No. Ma vi pongo io una domanda: per Roma, per i romani, sarebbe un bene o un male se oggi il M5s sfiduciasse la Raggi? Io credo sarebbe un bene".

"Molti obiettano che quella scelta ha portato alla vittoria della Raggi e al disastro attuale. Per carità, ognuno può interpretare a piacimento il nesso di causa-effetto. Dal mio punto di vista, la Raggi l'ha portata il disastro amministrativo prodotto da Marino e un'inchiesta - Mafia capitale - che sconvolse la città e il Pd".

"E' perfettamente legittimo - continua Orfini - contestare quella complicatissima scelta. Ma non lo è farlo stravolgendone le motivazioni perché fa comodo. (...) Mi dispiace lo facciano alcuni miei compagni di partito, che potrebbero invece contestare il merito di quella scelta".

"Soprattutto mi fa venire un dubbio, ovvero che nel Pd romano ci sia una gran nostalgia di quello che c'era prima. Di quel modello di partito fatto di filiere e correnti. Di tanti circoli che aprivano solo per i congressi. Di regole sistematicamente calpestate. I più onesti intellettualmente tra quelli che mi hanno sempre contestato quella stagione lo dicono esplicitamente. E in parte quelle abitudini sono già tornate", sottolinea.

"Io resto della mia idea: quel partito era malato e quella amministrazione inadeguata. Ovviamente è legittimo pensarla diversamente. E criticarmi anche aspramente. Ma dato che molti dei protagonisti di quella degenerazione oggi si trovano in maggioranza nel nuovo corso del Pd, se questa è la lettura possono riportare le lancette indietro. (...) La scelta sul da farsi oggi spetta ad altri. Ma almeno la si compia avendo il coraggio di dire la verità".

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