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Marino trascrive le unioni gay: "E' amore". Dura condanna dei vescovi: "Arbitraria presunzione"

18 ottobre 2014 | 11.51
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Il primo cittadino di Roma trascrive nel registro comunale i matrimoni celebrati all'estero da 16 coppie omosessuali. Il prefetto Pecoraro: "Cancelli le trascrizioni o saranno annullate". Alfano: "Il sindaco firma autografi". La Cei: "Inaccettabile". Il Vicariato: "Scelta ideologica, una mistificazione". In piazza del Campidoglio la protesta dei militanti di destra: "La vostra cultura è contro natura". Il testo del governo pronto immediatamente dopo le riforme

Nella foto Jeff e Domenico, sposi in Belgio
Nella foto Jeff e Domenico, sposi in Belgio

"Come si fa a non chiamarlo amore?". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino in un tweet accompagnato dall'hashtag #romatrascrive. Il primo cittadino ha infatti trascritto nel registro comunale della Capitale i matrimoni celebrati all'estero di 16 coppie omosessuali.

La prima trascrizione, tra gli applausi, è stata quella di Marilena e Laura, che si sono sposate a Barcellona nel 2009 e stanno insieme da 18 anni. "Oggi è davvero una giornata di grandissima civiltà e di rispetto per le nostre vite e la nostra famiglia, è una giornata storica", hanno detto.

Per il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo, che espone un cartello in piazza del Campidoglio per sostenere la campagna #dimettiamoAlfano, "questa per Roma e per la politica italiana è una giornata storica". L'iniziativa, partita nei giorni scorsi sui social network, chiede le dimissioni del ministro dell'Interno dopo la circolare ai prefetti per annullare le trascrizioni dei matrimoni gay.

Il prefetto Pecoraro - Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, appresa la notizia dell'avvenuta trascrizione dei matrimoni gay, ha comunicato che inviterà immediatamente il sindaco alla cancellazione di tali trascrizioni. "Se non dovesse procedervi - sottolinea la prefettura - provvederà all'annullamento delle stesse secondo le prescrizioni di legge".

La Cei - Durissimo il giudizio della Cei che parla di "presunzione arbitraria, inaccettabile" e attraverso l'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali condanna senza mezzi termini la decisione del sindaco. "Sorprende perché oltre a non essere in linea con il nostro sistema giuridico, suggerisce una equivalenza tra il matrimonio ed altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate. Una tale arbitraria presunzione, messa in scena proprio a Roma in questi giorni, non è accettabile", attacca la nota. "L'augurio - è l'auspicio espresso - è che il rispetto delle persone individuali sia sempre salvaguardato nelle loro legittime attese e nei loro bisogni, senza mai prevaricare il dato della famiglia. La sua originalità non può essere diluita, se ci sta veramente a cuore il ''bene comune'' che è la differenza, dei generi e delle generazioni. In una parola, se ci preme la famiglia".

Del resto, annota ancora la Cei, "l'esperienza del Sinodo, che ha suscitato un crescente interesse dentro e fuori la Chiesa, è stato proprio quello di aver ridato evidenza alla famiglia. La sua bellezza che nasce dall'incontro di un uomo e di una donna e si apre al dono dei figli, in virtù di un legame indissolubile, è ancora tra i desideri più autentici dei giovani in ogni parte del mondo. Non è mancato, peraltro, l'ascolto per le ferite della famiglia: le crisi matrimoniali, le fatiche dei figli, le difficoltà economiche, fino alla violenza che subiscono le donne. E, su tutto, è stato chiaro che la Chiesa è 'una casa con la porta sempre aperta nell'accoglienza senza escludere nessuno'".

Il Vicariato - Di "scelta ideologica, che certifica un affronto istituzionale senza precedenti" basato su una "mistificazione sostenuta a livello mediatico e politico" scrive in un editoriale Angelo Zema, responsabile di 'Roma Sette', settimanale della diocesi di Roma in edicola domenica con 'Avvenire'. L'editoriale parla di scelte "illegittime" in un "contesto dal tono hollywoodiano" e "dal chiaro sapore demagogico".

"La vita della città - prosegue il responsabile del settimanale diocesano - chiama ad altre urgenze reali. C'è un bene collettivo da promuovere a ogni costo, specialmente in questo tempo di crisi morale e economica. Una provocazione come quella del sindaco Marino resta un mero vessillo dell'ideologia sul Campidoglio. Una ferita alla città e alla legge che non serve a niente e a nessuno".

Il ministro Giannini - Per il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, "quella del sindaco di Roma sulle coppie gay è una battaglia che lui fa da molto tempo. Sapete come la penso io: credo che i diritti delle coppie di fatto siano una prova di civiltà che il nostro Paese darà come in tutti gli altri Paesi europei".

Il ministro Alfano - Ma un altro esponente del governo non è sulla stessa linea. Su Facebook, infatti, il ministro dell'Interno Angelino Alfano scrive: "Marino ha firmato trascrizioni per nozze gay. Ribadisco: per l'attuale legge italiana, ciò non è possibile. La firma di Marino non può sostituire la legge. In pratica, il sindaco Marino ha fatto il proprio autografo a queste, peraltro rispettabilissime, coppie".

La protesta dei militanti di destra - E al Campidoglio scende in piazza anche l'ex deputata di Ncd Roberta Angelilli che si appella all'articolo 29 della Costituzione. Diversi i militanti di 'Prima l'Italia', 'Ncd' e 'Fratelli d'Italia' che esprimono dissenso alla decisione del sindaco. "Hanno bloccato il Campidoglio per un atto incostituzionale" dicono. "I gay non li vogliamo. Ricordiamo a Marino quali sono i doveri di un sindaco", recitano alcuni cartelli, tra cui "No alle unioni civili" e "La vostra cultura è contro natura".

Il testo del governo - Intanto sulle unioni civili l'intenzione del premier Matteo Renzi resta quella di presentare la legge un minuto dopo la seconda lettura della legge elettorale e della riforma costituzionale, a quanto si apprende. L'impostazione del provvedimento sarà alla tedesca.

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