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Mario Acampa: all'Eurovision è già nata una stella

10 maggio 2022 | 20.49
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Mario Acampa: all'Eurovision è già nata una stella

E se da Eurovision nascesse un nuovo Amadeus? E quello che di certo sperano i tanti follower di Mario Acampa, torinese, classe 1987, attore con una laurea in giurisprudenza, noto al pubblico per aver condotto ‘La Banda dei FuoriClasse’ e perché voce dello Junior Eurovision Song Contest, che entusiasmati dalla sua conduzione delle press conference con gli artisti e del Torquoise Carpet all’Eurovision Song Contest, dopo averlo sommerso di complimenti si sono spinti oltre proponendo per lui, sui social, la conduzione di un programma, quiz o show poco importa, su Rai 1.

"I social sono un mezzo rischioso perché quando ti esponi può succedere di tutto , ma l’incredibile ondata di messaggi e il calore di persone che non conosco mi hanno sorpreso ed emozionato e poi questa richiesta di dare un quiz show su Rai 1 a Mario Acampa che dire…è il sogno di qualunque conduttore e ancora più bello è quando parte dagli altri", confessa all’Adnkronos Acampa che se pure accarezza l’idea di ritrovarsi al dopo Festival osserva: "sono onorato quando scrivono che vogliono vedermi li’, è una cosa in cui spero, ma che non riesco neppure a sognare".

"In ogni caso l’esperienza dell’Eurovision è una palestra incredibile, quando affronti un’eurovisione in una lingua che non è la tua e ti senti a tuo agio, è un fatto importante e qui - prosegue - il mio primo pensiero va a mio padre che sin da piccolo mi ha obbligato a studiare inglese. Allora dicevo ‘che noia’, ora invece devo ringraziarlo perché da lì, appassionandomi alla lingua, ha avuto inizio tutto"

Un’esperienza, quella che sta vivendo in questi giorni, che per Mario Acampa si traduce "nella la voglia di credere nei propri sogni e in se stessi. La magia è iniziata qualche mese fa con l’Allocation Draw e da subito ho avuto la sensazione di sentirmi a casa perché amo viaggiare e fare il conduttore di tutte le press conference è un po’ come fare un viaggio stando chiuso in una stanza incontrando le delegazioni, ciascuna con il suo modo di essere, i suoi costumi, i suoi colori, la sua ironia che a volte arriva a commuoverti, non a caso - conclude - le cose più belle sono venute fuori guardando negli occhi le persone che stavo intervistando".

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