''Sono rinata a 73 anni. Ho studiato per tutta la vita pianoforte. Sei ore al giorno, ho fatto spettacoli e concerti, ma non pensavo che il buon Dio mi concedesse altre chance. Sono veramente una donna prodigio. Invece dei trionfi come pianista mi sono ritrovata sul set senza sapere nulla e continuando, ancor oggi, a divertirmi moltissimo''. Parla così Marisa Borini, madre dell'attrice e regista Valeria Bruni Tedeschi e dell'ex première dame francese Carla Bruni Sarkozy.
In questi giorni è ospite a Roma, con la figlia Valeria, di Muriel Mayette-Holz, direttore dell'Accademia di Francia. Un incontro con il pubblico si è svolto nel 'gran salon' di quella che un tempo fu la residenza del cardinale Ferdinando de' Medici, condotto dal critico cinematografico Fabio Ferzetti con la direttrice di Villa Medici. In programma anche una retrospettiva cinematografica dedicata a Valeria Bruni Tedeschi che prevedeva, tra gli altri, il film autobiografico 'Un chateau en Italie', interpretato anche dalla madre.
Un omaggio in musica e parole, un 'pas de deux' tra le due affascinanti signore del teatro e della scena. ''Quando sono sul set con mia madre - ha confessato Valeria Bruni Tedeschi - è come se improvvisamente si invertissero i ruoli. Mia madre diventa mia figlia''. La prima apparizione al cinema nel 2003 'Il est plus facile pour un chameau...', seguiranno poi sempre diretta dalla figlia, 'Actrices', 'Un chateau en Italie', mentre 'La petite Chartreuse' e 'La boite noire' saranno firmati rispettivamente dai registi Jean-Pierre Denis e Richard Berry.
''Adoro stare in mezzo alla gente, mi divertire lavorare in équipe, mangiare, trascorre la giornata insieme. E poi recito, recito, senza nessuno sforzo. Mi rilassa, anche se spesso l'adrenalina sale in palcoscenico - ha confessato ancora Marisa Borini - Mai un momento di cedimento, di impaccio, comunque. Ricordo una pièce di Fassbinder, a teatro. Dovevo scendere cinque gradini. Tutti gli attori sono inciampati. Io no''.
E sull'esperienza cinematografica della figlia, in qualità di regista, non ha dubbi. ''Valeria mette tutta se stessa nei suoi film. E c'è molto della biografia della famiglia anche se spesso sognata, traslata''.
Una vita piena, quella di Marisa Borini, in Bruni Tedeschi (il marito, Alberto aveva ereditato dal padre la Ceat acronimo per 'Cavi elettrici e Affini Torino', era uno stimato a appassionato collezionista d'arte, compositore, e fu alla guida per alcuni anni del Teatro Regio di Torino), ma anche ferita tragicamente dalla scomparsa improvvisa del figlio Virginio, prima che la famiglia negli anni '70 si trasferisse a Parigi.
''Ho un carattere aperto - ha continuato nella lunga intervista accanto alla figlia Valeria- Certo nella mia lunga esistenza ho visto e 'vissuto' moltissimo, ma non c'è nulla che abbia realmente turbato. Non ho rimpianti, non ho rimorsi. Ho digerito tutto, assimilato. Però quando recito ho scoperto di essere una grande professionista. Rido, piango - ha continuato- sempre con grande naturalezza e sicurezza''.
''Eppure - ha ribattuto scherzando la figlia Valeria- Sul set ho scoperto la vanità di mia madre, qualcosa che non conoscevo, che non avrei mai immaginato. Mia madre ama il 'maquillage', ama essere pettinata, accudita a dovere. Completamente diversa nella vita di tutti i giorni. Credo di non aver mai visto truccata mia madre''.
Donna brillante, intelligentissima, sofisticamente ironica, Marisa Borini scherza su uno degli ultimi lavori realizzati dalla figlia, un documentario su un centro di malati di Alzheimer 'curati' con la danzaterapia. ''E' stata cortese, ho ammirato le sue scelte, la decisione, questa volta di non coinvolgermi nel progetto'', ha concluso.