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Caso marò: vicenda giudiziaria si trascina da 3 anni e mezzo/Scheda

24 agosto 2015 | 13.16
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(Xinhua)
(Xinhua)

Il verdetto del Tribunale Internazionale del Mare di Amburgo sul caso dei marò italiani, che ha stabilito a maggioranza che Italia e India devono sospendere ogni procedura, è solo l'ultimo atto di una lunga vicenda giudiziaria che si trascina da tre anni e mezzo. Il 19 febbraio 2012 i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone furono consegnati alla giustizia indiana con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani su un peschereccio, scambiati per due pirati al largo della costa del Kerala, nel sud dell'India.

Massimiliano Latorre, colpito nel settembre dello scorso anno da un ictus in India, ha avuto il permesso di tornare in Italia per curarsi. Rimane ancora trattenuto nel Paese asiatico l'altro fuciliere coinvolto nella vicenda. I due marò italiani erano in missione di protezione della nave mercantile italiana Enrica Lexie, in acque a rischio di pirateria.

Qualche giorno dopo il fermo dei due militari italiani, il tribunale di Kollam dispone il loro trasferimento nel carcere ordinario di Trivandrum. Ne escono solo il 30 maggio quando l'Alta Corte del Kerala concede ai due fucilieri la libertà su cauzione di dieci milioni di rupie (143.000 euro) stabilendo l'obbligo di firma quotidiano che gli impedisce di allontanarsi dalla zona di competenza del commissariato locale. Ai due fucilieri viene anche ritirato il passaporto.

Solo a dicembre del 2012, qualche giorno prima di Natale, il governo italiano riesce a ottenere dall'Alta Corte del Kerala un permesso di due settimane per i due militari italiani che consente loro di trascorrere le festività in Italia con l'obbligo di tornare in India alla scadenza del permesso. Tornano quindi a casa il 22 dicembre e vengono interrogati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo.

Il 3 gennaio 2013, alla scadenza del permesso, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornano in India, per poi rientrare ancora in Italia alla fine di febbraio, quando ai due fucilieri viene dato un permesso di 4 settimane in occasione delle elezioni politiche. La posizione del governo italiano è, inizialmente, quella di non rimandare i due fucilieri in India ma la Presidenza del Consiglio dei Ministri annuncia invece successivamente che i fucilieri sarebbero tornati nel Paese asiatico. L'allora ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia quindi in Parlamento le proprie dimissioni irrevocabili in polemica con la decisione del governo di rimandare i marò in India.

Il 16 dicembre del 2014 arriva il no della Corte Suprema indiana alle istanze presentate dai marò, anche per quanto riguarda il possibile rientro in Italia di Girone. Dopo mesi di schermaglie politiche e diplomatiche, il governo italiano decide, il 26 giugno scorso, di fare ricorso all'arbitrato internazionale nel quadro della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Oggi la pronuncia del Tribunale Internazionale del Mare di Amburgo.

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