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Martelli: "Con Craxi non avremmo perso il controllo della Libia"

15 gennaio 2020 | 20.16
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Martelli:

L’attualità del socialismo di Bettino Craxi si può ritrovare nella vicenda libica perché "con lui non sarebbe mai successo che perdessimo totalmente il controllo rispetto a un paese confinante, da cui dipendiamo per tante ragioni". Ne è convinto Claudio Martelli, storico esponente del Psi, a margine della presentazione a Milano del suo libro, L’Antipatico, dedicato alla figura di Craxi. Di lui, Martelli ha detto che era "un rifugiato politico, non un latitante. Latitante è chi si nasconde, lui andava a trovarlo mezzo mondo. Quindi certamente non era nascosto. Era rifugiato da un governo amico".

La scelta del titolo, ‘Antipatico’, è stata fatta per sfatare un mito. "L’ho scelto perché mi sono dovuto confrontare tutta la vita con questa leggenda. Ho pensato di sfatarla". Craxi, in realtà, "aveva dei toni molto rudi, certe volte spigolosi, a volte respingenti. Però è tipico delle persone che hanno un carattere molto forte". 

"Quando si vede annaspare l’Italia sulla Libia a me vengono i brividi. Craxi per proteggere l’autonomia Libia si mise contro Ronald Reagan per non fargli bombardare la regione, per ben due volte", argomenta ancora Martelli. "Eravamo alleati, ma non servi". E in un suo discorso sulla politica estera, "aveva bandito gli atteggiamenti servili nei confronti degli alleati", perché per lui l’Italia era "una potenza del Mediterraneo".

Quella de ‘L’Antipatico’, "non vuole essere una biografia, ne hanno scritte tante. Io ho scelto alcuni temi. Non mi soffermo sui topos tradizionali della polemica e della difesa. Mi sono concentrato sull’aspetto biografico dell’inizio della sua storia e della sua carriera politica". Quello del libro, "non è il Craxi giusto, quello che piace a tutti. E’ quello che io ho visto e sperimentato".

La polemica di Martelli è piuttosto su un’epoca dove "i direttori dei giornali volevano linciare i politici" e negli ultimi 20 anni anche per questo, dice, "di revisioni e autocritiche ne abbiamo lette parecchie, come quelle di Francesco Saverio Borrelli".

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