Quello di Bettino Craxi "non è sovranismo. Il sovranismo è una dottrina che nasce alla fine degli anni '70 in Francia, è una costola del gollismo che reagisce alla perdita di sovranità conseguente alla creazione di una sovranazionalità europea. Craxi fa un'obiezione del tutto diversa. Lui non ha nulla da eccepire rispetto allo sviluppo della sovranazionalità europea, purché questa sia fondata non soltanto sul pilastro della libera economia di mercato ma anche sul pilastro della crescita e dello sviluppo sociale". Lo dice, parlando con l'Adnkronos, Claudio Martelli, ad Hammamet per il ventennale della morte di Bettino Craxi.
Perché a distanza di 20 anni il Pd non riesce a fare i conti con la figura di Craxi? "L'ha spiegato D'Alema nella sua biografia. Dice: noi eravamo come una grande nazione indiana, dovevamo attraversare un canyon, ma su questo canyon era appollaiato Craxi che ci impediva l'ingresso. Una rappresentazione infantile, da Tex Willer, che fa un po' ridere. La sostanza è: dovevamo diventare noi il partito socialista in Italia sostituendo Craxi e il Psi. Ma questa non è una strategia politica, è la strategia di un genocidio, che è quello che hanno tentato di realizzare. Dimostrando una cecità politica pressoché totale, perché non si sono accorti che in questo modo hanno spinto a destra buona parte degli elettori socialisti".
Se dovesse chiudere gli occhi e pensare a Craxi adesso? "Sarebbe su tutte le furie, determinatissimo a non perdere l'influenza, la responsabilità della Libia. Questa sarebbe la questione che affronterebbe ma la avrebbe già affrontata per tempo, per impedire che succeda quello che sta per succedere: una deriva di guerra civile che non finisce mai, il cui sbocco, a occhio e croce, rischia di essere la spartizione della Libia", conclude Martelli.