L'Arabia Saudita ha potenziato fino al livello massimo le misure di sicurezza sul confine con l'Iraq, per proteggersi dai rischi connessi all'avanzata dei jihadisti sunniti dello Stato islamico (Isil) e all'emergere nel paese vicino di milizie sciite antagoniste dello Stato islamico. Lo hanno spiegato i vertici militari sauditi, che hanno incontrato alcuni giornalisti stranieri a Riad.
Le misure di sicurezza ordinarie adottate sul confine con l'Iraq sono da sempre molto avanzate. Barriere naturali o artificiali, radar e videocamere creano nel paese un'area di sicurezza lunga 850 chilometri e profonda dieci. Ma da quando, all'inizio di giugno, è cominciata in Iraq l'avanzata dello Stato islamico, queste misure sono state rafforzate.
Come ha spiegato ai giornalisti il generale Faleh al-Subai'i, comandante delle forze di terra, migliaia di soldati sono stati inviati nella zona insieme a migliaia di uomini della guardia nazionale e a tre unità di elicotteri. Riad non ha comunicato le cifre ufficiali dei rinforzi arrivati sul confine, ma la tv satellitare al-Arabiya parla di circa 30mila unità.
Per l'Arabia Saudita, paese sunnita, non è solo lo Stato islamico, che pure ha bollato come gruppo terroristico, a rappresentare una minaccia, ma anche le milizie sciite create dal governo di Baghdad e dall'Iran proprio per contrastare i jihadisti.
"L'Isil non è importante - ha detto il generale al-Subai'i, citato dal sito turco World Bulletin - E' un gruppo terroristico di base, senza capacità militare o nulla del genere. Le più pericolose sono le milizie sciite, che sono ben organizzata e hanno dietro di sé un progetto".
Una visione certo non condivisa dal governo dell'Iraq, paese in cui l'Isil ha conquistato vaste aree e che accusa il governo saudita di fare troppo poco per fermare la sua avanzata, se non addirittura di sostenerlo, in modo diretto o indiretto.