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Massimo Giannini e l'inferno del Covid: "Ho visto persone morire"

27 ottobre 2020 | 20.52
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Ho visto persone morire, è stata un’esperienza dura e ho deciso di non nasconderla". Massimo Giannini, direttore del quotidiano La Stampa, racconta la sua esperienza da malato di covid. Giannini è stato ricoverato al Gemelli ed è stato dimesso da poco. "Mi considero fortunato, voglio testimoniare cosa succede lì dentro perché c’è bisogno di capire. Ho cercato di capire cosa succede in quei 3 gironi danteschi: nel reparto pulito-sporco sono ricoverati i pazienti un po’ meno gravi, sono chiusi in stanze da cui non possono uscire", dice a Otto e mezzo su La7.

"La porta si apre sono quando entrano medici, infermieri e operatori sanitari. Entrano tutti bardati, poi escono e non li rivedi più fino alla volta successiva. Quello che mi ha colpito di più è stato vedere quanti giovani sono ricoverati, quante persone stanno male. Ho visto la procedura di pronazione, io sono stato solo con l’ossigeno e non sono andato oltre per fortuna", spiega.

"Per i pronati non è sufficiente l’ossigeno: vengono sedati, intubati e per 16 ore vengono ricoverati sul lettino a pancia in sotto per 16 ore, in una posizione guidata da un rianimatore esperto. Per le successive 8 ore vengono collocati supini: 16 ore pronati, 8 supini, 16 pronati, 8 supini… Avanti così per giorni, i polmoni devono distendersi. Se succede, si viene estubati. Se non succede, non si viene estubati e questi pazienti se ne vanno senza accorgersene", aggiunge.

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