"Vogliamo drenare la mobilità passiva e pensiamo di poter diventare attrattivi e portare pazienti da altre regioni in Sardegna"
Alla fine di aprile la Radioterapia del Mater Olbia tratterà il suo primo paziente. Lo ha confermato all’Adnkronos l’amministratore delegato dell’ospedale gallurese, Giovanni Raimondi, che questo pomeriggio è intervenuto a un incontro sulla sanità organizzato a Cagliari dai Riformatori Sardi. "Con la radioterapia - ha aggiunto - si completa il programma dell’offerta assistenziale di questa prima fase". "I cittadini sono i più saggi, a loro non importa se la prestazione viene erogata da un soggetto pubblico o privato, ma che ci sia la qualità dei professionisti. La scelta fatta con il Mater Olbia - ha spiegato ancora all’Adnkronos - è quella di offrire un servizio a tutto tondo".
La degenza nell’ospedale di Olbia è operativa dal primo luglio scorso e, insieme agli altri servizi, anche quello dell’attività chirurgica sta crescendo secondo le previsioni. Con la radioterapia si punta a realizzare uno degli obiettivi del management del Mater Olbia, quello cioè di contribuire a fermare la mobilità passiva. "Ce lo siamo dati come priorità - conferma Raimondi - perché la fuoriuscita di pazienti verso altre regioni è onerosa in termini economici ma anche sociali. E questa avviene ora anche per le prestazioni di radioterapia: noi vogliamo drenare la mobilità passiva e pensiamo di poter, al contrario, diventare attrattivi e portare pazienti da altre regioni in Sardegna".
Nel suo intervento di questa sera, l’Ad del Mater Olbia e presidente della Fondazione Gemelli ha affrontato più in generale il rapporto tra sanità pubblica e sanità privata.
"La contrapposizione è formale - ha detto -, perde e perderà sempre più senso. La domanda è di salute, di equilibrio dei costi per realizzare la risposta ai bisogni delle persone. Il tema non è chi è il soggetto che risponde a questo compito, ma che lo faccia in maniera efficiente. Alla politica, al pubblico, spetta il compito di programmare la visione di lungo termine dei servizi sanitari e di verificare che gli operatori facciano il loro dovere".
Un esempio di erogatore privato perfettamente integrato nella sanità pubblica è il Gemelli, è stato da più parti sottolineato nel corso della serata. "Parliamo di una realtà che ha dei numeri e una presenza sul territorio nazionale e internazionale di grandissimo rilievo e che sta crescendo sempre più nell’area della ricerca. E che pur essendo privata nella sua forma giuridica, è totalmente percepita e persegue scopi di assistenza pubblica" ha concluso Raimondi.