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Medici pronti allo sciopero

27 settembre 2018 | 18.54
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(Fotogramma)
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Il servizio sanitario pubblico vive un "momento critico con un quadro preoccupante" che ha portato i sindacati dei medici "a interrompere oggi l'interlocuzione tecnica per il rinnovo del contratto con l'Aran e a proclamare lo stato di agitazione, con una o più giornate di sciopero a ottobre da definire. E una manifestazione nazionale a Roma con sit-in davanti al Parlamento, all'Aran e alle Regioni". Lo ha affermato Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed, durante la conferenza stampa dell'Intersindacale oggi a Roma dopo l'incontro di ieri con il ministro della Salute Giulia Grillo.

"Stiamo vivendo un momento critico per il Ssn con un grave sottofinanziamento e le notizie che arrivano in queste ore dal Governo per il Def non sono buone - aggiunge Palermo - si tratta di avere un finanziamento incrementale per dare a tutti le cure e alle Regioni la possibilità allargare le offerte. Inoltre, è ora di chiudere un contratto dei medici che è fermo dal 2010. Non si tratta di questioni corporative, il rapporto con l'Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) è andato avanti per molti mesi, ma il nostro contratto non ha finanziamento certo per il 2018".

"Così come stanno le cose il Ssn fallirà", ha affermato Aldo Grasselli, segretario del Sivemp, il sindacato dei veterinari pubblici. "Servono risposte altrimenti il sistema si inabisserà". Secondo Guido Quici, presidente Cimo, "le Regioni hanno lucrato sui risparmi del costo del personale, sono contento che sia fallita la trattativa con l'Aran perché così non poteva andare. Ricordo - sottolinea - che nei prossimi anni mancheranno 7 mila medici ogni anno, sopratutto medici di famiglia. Noi non possiamo peggiorare le condizioni di lavoro, aumenta l'insicurezza per il paziente e così non può andare avanti".

"Non c'è nessuna prospettiva - osserva Palermo - e i medici escono dal sistema e lo fanno prima della pensione perché il lavoro è pesante e le notti da coprire sono tante. È difficile andare in ferie e questo diventa l'oggetto di scontro tra i colleghi. Ci sono alcuni colleghi a fine carriera che hanno accumulato un anno di ferie".

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