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Meeting Rimini, testimonianze sull'Italia che aiuta i Paesi in difficoltà

23 agosto 2019 | 14.08
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(Fotolia) - massimo_g - Fotolia
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Gli aspetti positivi che la cooperazione italiana internazionale ha nei paesi reduci da guerre o che non dispongono delle risorse necessarie. E' il tema dell’incontro che si è tenuto nell’Arena Internazionale al Meeting di Rimini. Le testimonianze che si sono succedute hanno trattato dell’istituto d’istruzione Ciheam di Bari e, in particolare, dell’importanza dell’aiuto da parte dell’Italia al fine di creare un’agricoltura sostenibile capace di dare indipendenza a chi non ce l’ha.

Giorgio Marrapodi, direttore generale Maeci-Dgcs, a tal proposito, ha dichiarato che ''con la cooperazione italiana abbiamo sempre fatto tanto ed è una parte fondamentale della politica estera, come punto più alto di un desiderio di pace''. Il Ministero degli Esteri ha stabilito un partenariato con il Ciheam di Bari, mirato alla formazione, finanziandone anche le attività e i corsi.

Una prima testimonianza è stata mostrata attraverso un filmato che trattava della comunità internazionale e in particolare di un’agricoltura etica e sostenibile, basata sulla capacità di fare rete e di guardare al futuro con ottimismo. ''Continueremo a promuovere lo sviluppo della cooperazione internazionale per l’agricoltura e supportare tutti i paesi e i loro giovani, perché sono proprio loro i semi del futuro'', ha concluso il video.

Azar Barkam, funzionario del Ministero dell’Agricoltura tunisino, ha preso la parola raccontando la sua esperienza lavorativa al termine degli studi al Ciheam: ''Il fatto di essere con persone di altri paesi è stata un’opportunità di apprendimento e questo mi ha fatto pensare in modo nuovo e ho visto gli aspetti positivi che si potevano trarre dalle nostre differenze", ha continuato la relatrice. Barham ha imparato, grazie a questa esperienza, che gli abitanti delle regioni mediterranee non sono soli e che "bisogna andare sempre alla ricerca degli altri per arrivare al successo''.

Jasmin Tuzovic, imprenditore nel settore Agroalimentare in Marocco, è stato studente al Ciheam e ha successivamente costruito, grazie alla cooperazione italiana, un’azienda agricola, nella quale si occupa di agricolture molto più avanzate rispetto a quelle occidentali. ''Studiando a Bari ho migliorato le competenze e ho imparato ad essere tollerante e a rispettare gli altri'', ha raccontato il relatore, ''e a costruire valori comuni con persone diverse''.

Il secondo filmato proiettato ha mostrato quei progetti di cooperazione atti a rafforzare la resilienza nelle comunità rurali in Siria, per riabilitare i servizi agricoli e aiutare i poveri e le donne vedove costrette a badare da sole ai proprio figli, attraverso seminari e donazioni di foraggio e fertilizzanti, per poter risollevare anche l’allevamento e far ripartire, quindi, l’economia di un paese fortemente colpito dalla guerra.

Magdalena Lutz, project officer Ciheam di Bari, a proposito di quanto trattato nel video, ha sottolineato l’importanza dell’agricoltura in Siria e di conseguenza la grande opportunità che ha costituito la cooperazione internazionale con le donazioni e gli aiuti a supporto degli agricoltori e delle donne in difficoltà.

In particolare, sono state realizzate fabbriche per dare alle donne, riunite in gruppi, un lavoro che potesse contribuire a mantenere la famiglia, in modo che anche i bambini potessero visitarle per imparare e istruirsi. «Questo viene messo in atto per aiutare le nuove generazioni, che costituiranno il futuro del paese», ha dichiarato Lutz.

Al termine è intervenuto Leonard Mizzi, capo unità per lo Sviluppo rurale, Sicurezza alimentare e Nutrizione della Commissione Europea DG Devco, il quale ha studiato al Ciheam di Montpellier, incoraggiando la necessità di attrarre i giovani nel settore agricolo, che purtroppo non è più considerato come una professione seria e formativa. Per fare questo servono corsi che permettano di migliorare le competenze ed essere sempre al passo con le novità. ''Dobbiamo, inoltre, imparare a valorizzare i prodotti tipici di ogni paese, come l’olio di Argan del Marocco, traendo insegnamento da quello che fa l’Italia, con intelligenza, attraverso il cosiddetto Made in Italy'', ha puntualizzato infine il relatore.

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