Un giurista a via XX settembre, chiamato nella cabina di comando della squadra di Pier Carlo Padoan per traghettare l'Italia verso nuovi orizzonti di crescita. Roberto Garofoli, magistrato del Consiglio di Stato e neo capo di gabinetto del ministero dell'Economia, è un nome autorevole negli atenei come nelle sedi istituzionali. Autore di numerose monografie e compendi di diritto, i suoi manuali di penale, civile e amministrativo sono tra i più diffusi nello studio post-universitario, soprattutto per aspiranti magistrati.
Classe 1966, già segretario generale di Palazzo Chigi durante il governo Letta, nonché capo di gabinetto del dicastero della Funzione Pubblica nel governo Monti, Garofoli assume un ruolo chiave anche in seno al governo Renzi nella valutazione e nell'elaborazione delle politiche che adotterà il dicastero guidato da Pier Carlo Padoan. Coordinatore di Trattati, in specie nella materia del diritto processuale e amministrativo, di Commentari in materia dei appalti pubblici, edilizia ed espropriazione, Garofoli è direttore scientifico della Casa editrice 'Neldiritto' e curatore, con l'ex premier Giuliano Amato, del volume "I Tre assi", riflessioni sulla pa italiana, le sue criticità e le possibili prospettive.
Magistrato del Tar, magistrato ordinario, docente alla Luiss, il giudice molfettese in passato ha anche ricoperto l'incarico di coordinatore della commissione ministeriale per la lotta alla corruzione; di capo dell'ufficio legislativo della Farnesina; membro della commissione per la elaborazione del Codice del processo amministrativo e del Centro nazionale per l'informatica presso la pa (ex Aipa). A lui toccherà adesso assistere Padoan nella difficile sfida di agganciare la crescita senza deroghe al rigore, di assicurare il successo della spending review del commissario Carlo Cottarelli, di condurre in porto le attese privatizzazioni. Piani, misure e progetti, annunciati o già avviati dal precedente governo, con cui lo stesso Garofoli ha collaborato, e di cui adesso si attendono i frutti.
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