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Mes, nel M5S prosegue la mediazione

07 dicembre 2020 | 21.20
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(Fotogramma)
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Riunioni su Zoom. Video call tra parlamentari e membri di governo. Chat di gruppo. Dopo ore e ore di estenuante confronto si intravede un po' di luce alla fine del tunnel della trattativa tra 'governisti' e 'dissidenti' sulla risoluzione relativa alla riforma del Mes attesa in Aula mercoledì, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio. "Uno dei passaggi parlamentari più delicati di questa legislatura", sintetizza un eletto pentastellato. Oggi sono tornati a riunirsi in videoconferenza i capigruppo M5S nelle Commissioni di Camera e Senato - una sessantina le persone collegate, se si contano anche altri parlamentari ed esponenti dell'esecutivo, tra cui la sottosegretaria alle Politiche Ue Laura Agea - per limare la bozza della risoluzione che sarà accolta dalla maggioranza e presentata in Aula.

Nel tardo pomeriggio, dopo ore di acceso dibattito, una fonte parlamentare - tra i firmatari della lettera anti-Mes diffusa la scorsa settimana - spiega all'Adnkronos che nello schema di risoluzione sarebbero state accolte alcune richieste dei cosiddetti 'dissidenti'. Nel dettaglio, si punta a inserire un passaggio per rimarcare l'opportunità di "escludere qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito". Una formula, cioè, che non citi espressamente il Mes e non metta nero su bianco il no all'adesione anche futura al fondo salva stati, ipotesi che non sarebbe accettata dal resto della maggioranza. Il compromesso non soddisfa ancora appieno la fronda grillina contraria alla ratifica della riforma, ma rappresenta comunque un piccolo passo avanti. "Si è compresa l'esigenza di trovare un piano comune", afferma uno dei partecipanti alla maratona su Zoom.

Un esponente del governo ostenta tranquillità: "Il dissenso non sarà elevato mercoledì. O comunque non sarà tale da mettere a rischio il governo". I riflettori sono puntati soprattutto sui numeri a Palazzo Madama. Dei 16 senatori M5S firmatari della lettera, "la metà potrebbe rientrare nei ranghi". Tra i più oltranzisti si segnalano Mattia Crucioli, Barbara Lezzi, Bianca Laura Granato. Quest'ultima su Facebook ribadisce la sua posizione: "Dire no alla riforma del Mes è un atto di responsabilità a tutela dei cittadini, non un atto contro il governo". Sempre via social Lezzi ci tiene ad assicurare che "il nostro approccio è pienamente costruttivo e l'unico nostro interesse è quello di non lasciare in eredità uno strumento ancora più dannoso del precedente".

Nella riunione odierna non sarebbero mancati momenti di scontro ma i capigruppo Davide Crippa ed Ettore Licheri negano ci sia stato un muro contro muro e in una nota parlano di "confronto a tratti serrato ma sempre costruttivo, dove a prevalere è la volontà di dialogo". Interpellati dall'Adnkronos, alcuni dei senatori che hanno sottoscritto la lettera della 'discordia' dicono di attendere il confronto di domani mattina: alle 10 è infatti prevista una nuova riunione di gruppo, dove si proverà a sciogliere definitivamente il nodo.

"Il clima è buono, vogliamo tutti la stessa cosa: l'interesse dei cittadini. Non penso proprio che il governo cadrà, siamo con Conte e appoggiamo il lavoro che sta facendo per l'Italia", afferma la senatrice Luisa Angrisani. La collega Margherita Corrado si dice "convinta delle ragioni che ci hanno portato a sottoscrivere quel documento: mi regolerò in base a ciò che faranno gli altri firmatari". Fabio Di Micco è invece "fiducioso che si arrivi a un testo condiviso che possa venire incontro alle esigenze di tutti, in modo che non ci sia bisogno di votare contro la risoluzione di maggioranza". (di Antonio Atte)

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