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Iraq: vendute per 10 dollari da Is, due donne raccontano fuga da schiavitù

15 ottobre 2014 | 14.54
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Iraq: vendute per 10 dollari da Is, due donne raccontano fuga da schiavitù

Erano state messe in vendita per dieci dollari, al mercato, dai jihadisti dello Stato islamico (Is) che le avevano rapite in Iraq. Ma due donne yazide, di 19 e 22 anni, sono riuscite a fuggire e a raccontare al sito di Shafaq la loro storia. Una di loro, Amsha di 19 anni, è madre di un bambino che non ha ancora due anni ed è incinta, al quinto mese, mentre il marito è stato ucciso dall'Is. La donna è stata rapita ad al-Qahtaniyah nella provincia di Niniveh ed è riuscita a fuggire a Mosul, dove era in mano a un anziano dell'Is che voleva portarla in Siria per venderla come schiava. ''Non sono riuscita a scappare sulle montagne di Sinjar dove centinaia di migliaia di yazidi sono fuggiti dopo l'avanzata dell'Is. Ho visto con i miei occhi come uomini, anziani e donne vengono ridotti in schiavi, e anche bambini che non hanno più di 10 anni'', racconta, escludendo che ci fossero ''donne cristiane o turkmene nella sala'' dove erano ''sequestrate''.

''E' stata un'esperienza terribile, ho visto ragazze yazide vendute per 10mila o 15mila dinari, l'equivalente di 10 dollari per notte, vendute più di una volta, stuprate più di una volta. In alcuni casi c'erano membri di organizzazioni di varie nazionalità che venivano, compravano yazide per 10mila o 15mila dinari iracheni e poi le vendevano in Siria e in altri Paesi per 200 dollari'', racconta. Amsha riporta di ''donne costrette a convertirsi all'Islam e a sposare elementi dell'Is. Chi rifiutava veniva ridotto in schiavitù, e così anche i figli''.

Donya, 22 anni, è stata invece rapita nel villaggio di Kojo, 15 chilometri da Sinjar sempre nella provincia di Niniveh nell'Iraq settentrionale. Insieme alle sue quattro sorelle è stata resa schiava da uomini dell'Is, in maggior parte iracheni, ma poi è riuscita a fuggire. ''Le persone del villaggio sono state tenute in una scuola, gli uomini separati dalle donne. A queste veniva chiesto di consegnare telefoni, gioielli e soldi. Se non avevano niente venivano fatte schiave'', racconta. Poi ''ci hanno portate in auto all'Istituto di Tal Afar, e hanno chiesto di separare le vergini dalle donne sposate. Noi non volevamo separarci da nostra madre e quando qualcuno ha tentato di molestare mia sorella, un altro ha massacrato davanti a noi mia madre e mio fratello''.

A quel punto, racconta in lacrime, ''ci hanno portato in una casa di Mosul. Eravamo circa 500 yazide. Ci hanno detto di alzarci per decidere chi poteva essere data in sposa. Chi rifiutava veniva picchiata. Sono state prese soprattutto le vergini e non sappiamo dove siano state portate, ma qualcuna è tornata dopo essere stata violentata da jihadisti. Una di loro, aveva circa 15 anni, è stata stuprata da quattro uomini, ricordo ancora i segni delle percosse sul suo corpo''.

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