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Tv: Santoro, addio a 'Servizio Pubblico' sono sul mercato

18 maggio 2015 | 16.53
LETTURA: 4 minuti

Il giornalista, in scadenza di contratto con La7, parla di un futuro diverso: forse sulla stessa La7, forse a Sky, forse in Rai. Ma una cosa è certa con un format diverso. Intanto presenta un nuovo ciclo di 'Announo' con Giulia Innocenzi e un gran finale di 'Servizio Pubblico' dalla piazza

Michele Santoro (foto Infophoto)
Michele Santoro (foto Infophoto)

"Ho tante idee, ma devo avere la possibilità di realizzarle. Mi rivolgerò a La7, alla Rai, a Sky". Michele Santoro è sul mercato. Lo ha annunciato lo stesso giornalista e conduttore televisivo in scadenza di contratto con La7 durante la conferenza stampa di presentazione di 'Announo'. Il programma, condotto da Giulia Innocenzi, prenderà il via giovedì 21 per 4 appuntamenti settimanali, lasciando spazio il 18 giugno all’ultima puntata di 'Servizio Pubblico', in diretta da una piazza di Firenze.

"Servizio Pubblico è una trasmissione che ha segnato una parte importante della storia della tv italiana – spiega Santoro – perché nata senza avere un canale di distribuzione, riuscendo a fare in modo che una piattaforma distributiva della portata dello 0,3% di share arrivasse a contenere l'8% di ascolto. Un risultato difficilmente ripetibile, una performance straordinaria studiata nelle università europee, mentre in Italia è passata inosservata, non innescando l'attenzione dell'imprenditoria".

Nonostante i buoni ascolti, Servizio Pubblico, tra programmi i più visti sulla rete di Urbano Cairo, è destinato a non avere seguito, perché il giornalista dopo quattro stagioni vuole fare altro. "Mi auguravo che La7 diventasse il cavallo più veloce di tutta la televisione italiana – ricorda Santoro – ma l'innovazione ha avuto scarsi margini. Cairo non ha mai ostacolato Servizio Pubblico, mai posto limiti, ma la sua gestione è razionale, attenta ai conti. Uno come lui dovrebbe, forse, lanciare un guanto di sfida, investendo risorse su progetti nuovi".

Secondo il conduttore, i talk show non sono in crisi, ma è l'intero sistema televisivo nazionale a vivere un momento di difficoltà, con budget inadeguati per realizzare programmi innovativi, tranne alcune eccezioni come, ad esempio, 'Gomorra – La serie'. Per Santoro, "La7 sarebbe una rete inesistente se mandasse in onda solo film. In passato, l'innovazione in televisione aveva il suo centro nella seconda serata, che oggi è sparita a causa dell'allungamento della durata dei talk show". Il genere, moltiplicato su tutti i giorni della settimana, pone in competizione programmi simili. "È una situazione d'inflazione: abbiamo pochi ospiti e sempre gli stessi – chiosa Santoro – a dimostrazione di una crescita assurda nella offerta politica in un momento di domanda molto bassa. Persino i programmi del mattino hanno assunto la medesima forma dei talk show".

"Sono onorato di aver lavorato per La7 – ribadisce Santoro - ma sento il bisogno di percorrere strade nuove e non con questo tipo di contenitore. L'anno scorso avrei dovuto fermarmi, ma per ragioni economiche sono andato avanti. Non realizzerò più, o almeno non lo farò per un periodo importante, decine e decine di puntate per ogni stagione di un futuro programma". Dal 2011 a oggi, Servizio Pubblico ne ha messe in fila ben 103, un risultato ben oltre le aspettative iniziali.

Da Silvio Berlusconi (con cui ha realizzatoil record assoluto nella storia di La7 di quasi 8,7 milioni di spettatori) a Matteo Renzi, passando per Mario Monti ed Enrico Letta, Servizio Pubblico ha fotografato i vari passaggi avvenuti ai vertici della politica, ma "è inutile continuare a parlare di rottamazione, il Paese non è cambiato – continua Santoro – e, se l'attuale Presidente del Consiglio vuole dare dimostrazione che l'Italia sta cambiando, ci facesse vedere come cambia la Rai, dato che è una riforma che non pesa sulle spalle dei pensionati, ma costa a lui in termini di controllo delle reti pubbliche", conclude ironico.

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