Il giornalista ospite di Otto e Mezzo: "Sono un personaggio scomodo"
"Non mi sento un reduce, ho ancora delle cose da dire. La tv mi manca, è il mio lavoro, mi sento ancora in grado di fornire un contributo. Magari non quelli di una volta, ma potrei fare molte cose". Michele Santoro, assente dalla tv da circa 2 anni, si esprime così a Otto e mezzo, ospite di Lilli Gruber su La7.
"Forse un personaggio come il mio è un po' difficile da governare in questo contesto di conformismo che si stende sulla tv come una cortina di fumo, mi aspettavo che l'era dei Ciinquestelle avrebbe prodotto una lotta contro la censura. Avrei visto bene Marco Travaglio direttore del Tg1, così si fanno le rivoluzioni. E' un anno e mezzo che vedo telegiornali, in televisione non viene rappresentato il dissenso che c'è nel paese. La televisione è lì per dire che dobbiamo stringerci a coorte e vaccinarci tutti, non vedo altri problemi", dice il giornalista.
"Quando comincia la fase 2? Le diseguaglianze si stanno allargando. Il 10% delle persone è scivolata nella povertà. Fateci vedere che cambiate lo stato e la medicina di base, quando comincia la Fase 2?", si domanda. "Quando una società è colpita da una pandemia, vuol dire che il corpo sociale è malato. Come è stata affrontata questa malattia? Con strutture emergenziali. Le vaccinazioni dovrebbe farle la Protezione Civile, perché l'abbiamo smantellata? Ora la raddoppiamo e creiamo un commissariato, creiamo strutture che procedono a lato dello Stato. Io voglio uno Stato reattivo in tutte le sue componenti. Lo Stato c'è, ma non funziona".