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Migrante morto a Cpr Gradisca, Magi: "Pestato, inchiesta sia rapida"

23 gennaio 2020 | 15.08
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Il parlamentare riferisce le testimonianze raccolte nel centro detentivo: "Il 38enne sarebbe stato immobilizzato, colpito ripetutamente e poi trascinato via" da una decina di agenti. La Procura indaga per omicidio volontario

Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Sul caso del georgiano morto al Cpr di Gradisca d'Isonzo "è urgente fare chiarezza, che ci sia un'inchiesta rapida, che si approfondiscano tutte le questioni gravi emerse. Tutto quel che è accaduto specie nel carcere di Gradisca". Riccardo Magi, deputato di Radicali +Europa, torna sulla vicenda del migrante georgiano di 38 anni, Vakhtang Enukidze, morto sabato scorso nel centro di permanenza per il rimpatrio vicino Gorizia. Nelle due visite effettuate nella struttura di Gradisca (domenica e lunedì), ricorda Magi all'Adnkronos, il parlamentare ha raccolto testimonianze da parte di un gruppo degli ospiti del Centro, "riferite poi alla Procura" che indaga ora per omicidio volontario.

"Alcuni mi hanno raccontato - sottolinea Magi - di aver assistito a un pestaggio da parte di una decina di agenti ai danni del georgiano, altri hanno assistito alle ultime 48 ore di agonia del migrante da quando dal carcere di Gorizia è stato riportato al Cpr di Gradisca". La polizia sarebbe intervenuta per porre fine a una colluttazione tra il georgiano e un altro migrante, ma a quanto pare, "l'intervento operato da circa dieci operatori sarebbe stato pesante. Il 38enne sarebbe stato immobilizzato, colpito ripetutamente e poi trascinato via", dice il deputato riportando i racconti degli ospiti.

"Testimonianze drammatiche", secondo Magi. Che osserva: "La gravità del fatto è che c'era una persona in custodia dello Stato. Le condizioni di salute del migrante deceduto dovevano essere oggetto dell'attenzione del personale nelle due strutture statali". Sui punti più oscuri della vicenda, ora saranno l'autopsia, le registrazioni dell'impianto di videosorveglianza e le testimonianze a fare chiarezza.

Magi punta poi il dito contro i centri di permanenza per il rimpatrio. "Concettualmente sbagliati, vanno assolutamente chiusi: i Cpr non funzionano se non come luoghi di violazione dei diritti fondamentali delle persone. Il centro di Gradisca, aperto solo un mese e mezzo fa, presenta una situazione fuori controllo. Le cose non cambiano a Potenza o a Caltanissetta. Queste strutture, in cui ci sono persone in stato di detenzione amministrativa, sono peggio delle carceri, oltretutto senza regole. Non ci sono spazi comuni di socialità - denuncia -, la mensa a Gradisca non è mai partita e i pasti vengono serviti nelle gabbie. Si incontrano persone in condizioni confusionale, si registrano atti di autolesionismo. Insomma, condizioni davvero drammatiche che violano i diritti umani. Servono politiche per la regolarizzazione, non l'accanimento sui pochi ospiti dei Cpr".

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