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Texas

Migrante suicida in cella: era stato separato dal figlio di 3 anni

09 giugno 2018 | 17.55
LETTURA: 3 minuti

Immagine d'archivio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine d'archivio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Un migrante dell'Honduras si è tolto la vita nella cella di una prigione del Texas dove era stato rinchiuso dopo che la polizia di frontiera americana gli aveva strappato dalle braccia il figlio di 3 anni. E' il Washington Post a riportare della morte di Marco Antonio Munoz, avvenuta il 13 maggio scorso, pochi giorni dopo che l'amministrazione Trump ha applicato la controversa politica, dichiarata illegale dalla commissione Onu per i diritti umani, di separare le famiglie arrestate sul confine, affidando i bambini ai servizi sociali.

"Avevano dovuto usare la forza fisica per togliergli il bambino dalle braccia" ha raccontato al Post una fonte della Border Patrol, spiegando che a quel punto l'uomo - che aveva attraversato, insieme a moglie e figlio, il confine il 12 maggio e si era volontariamente presentato alle autorità per fare domanda di asilo - ha avuto una crisi di nervi. E' stato bloccato dagli agenti e messo in cella e, siccome continuava ad agitarsi, è stato poi spostato in una cella di isolamento, dove le guardie avrebbero dovuto controllarlo ogni 30 minuti.

Ma la mattina dopo è stato trovato senza vita: l'uomo si era impiccato con un pezzo di stoffa a un tubo che si trovava nella cella, secondo il rapporto dello sceriffo locale, ottenuto dal Post. Il dipartimento per la Sicurezza Interna non aveva diffuso la notizia del migrante morto in carcere.

Da quando l'amministrazione Trump ha avviato la politica di tolleranza zero sono 1800 le famiglie di migranti che sono state separate al confine.

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