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Migranti, 4 poliziotti feriti in nuova rivolta a Cpr Torino

13 gennaio 2020 | 21.10
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Cinque arresti. Gli investigatori non escludono che le rivolte possano avere una regia comune e un comune obiettivo, distruggere le strutture

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Ancora una giornata di tensione oggi al Cpr di Torino, dove questa mattina alcuni ospiti delle zone verde e bianca hanno dato alle fiamme materassi e masserizie. Quattro agenti del Reparto mobile della polizia, intervenuto per riportare la calma, sono rimasti lievemente feriti e giudicati guaribili in una settimana.

A seguito dei disordini, 5 ospiti sono stati arrestati, tre con precedenti per violenza sessuale anche nei confronti di minori, uno per omicidio e uno tentato omicidio. Si tratta del terzo episodio dall’inizio dell’anno che complessivamente ha portato a 11 arresti e 19 rimpatri anticipati.

“Abbiamo intenzione di rimpatriare quanta più gente possibile e di non rimettere in libertà alcun ospite”, spiega Michele Sole dirigente dell’Ufficio Immigrazione di Torino.

Gli investigatori, infatti, non escludono che le rivolte che stanno interessando tutti i Cpr in Italia possano avere una regia comune e un comune obiettivo, distruggere le strutture, renderle così inagibili per mancanza di adeguati requisiti igienico-sanitari e quindi creare le condizioni per essere rimessi in libertà.

Ad oggi gli ospiti del Cpr torinese sono 97. Di questi il 90% ha precedenti, alcuni sono anche sospettati di contatti con organizzazioni fondamentaliste, mentre per il restante 10% risulta complessa l’identificazione.

"Ancora una volta i poliziotti devono fronteggiare le violente intemperanze di questi stranieri in attesa di espulsione pronti a tutto pur di non dar luogo alla loro espulsione", commenta, in una nota, il segretario generale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo.

"Identificare ed espellere questi stranieri direttamente dal carcere è una scelta inderogabile se non vogliamo assistere a scene di violenza che trasformano il Cpr di Torino in un campo di battaglia", aggiunge Bravo secondo cui il Cpr deve essere "il luogo dove vengono ospitati solo gli irregolari perché sprovvisti di documento d’identità".

"Tutti gli altri che si sono macchiati di reati detentivi non devono essere tradotti nel Cpr in attesa di espulsione ma devono essere rimpatriati direttamente dal carcere", conclude il segretario del Siulp torinese. Intanto, nei giorni scorsi alcune associazioni hanno scritto al ministero dell’Interno e al prefetto di Torino, per chiedere la chiusura del centro giudicato "inidoneo al contenimento di persone private della libertà personale in condizioni di rispetto della dignità e del decoro".

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