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Migranti in charter, cosa dice la legge

08 ottobre 2018 | 10.44
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(Fotogramma)
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Torna a salire la tensione tra Italia e Germania sul tema dei rimpatri di migranti. A sollevare la questione una notizia emersa nei giorni scorsi, secondo cui ad ottobre la Germania intenderebbe accelerare coi rientri e starebbe organizzando di mandare in Italia due charter pieni di 'dublinanti', ovvero coloro che vengono rintracciati in Paesi europei diversi da quello di primo ingresso. Una notizia che ha subito scatenato la dura reazione del ministro dell'Interno Matteo Salvini, che si è detto pronto a chiudere gli aeroporti se la Germania respingerà migranti verso l'Italia, e la conseguente smentita di Berlino, che ha negato che sia in programma un volo charter per riportare nel nostro paese migranti che si erano registrati in Italia prima di arrivare in Germania.

Eppure il rientro in Italia dei profughi fuggiti in Germania, o in generale in altri paesi europei, è una prassi prevista dal Trattato di Dublino, il regolamento europeo sul diritto d'asilo in vigore dal giugno 2013. Il fulcro del trattato, infatti, è rappresentato dall'articolo 13 che recita: "Quando è accertato che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l'esame della domanda di protezione internazionale". Il trattato, quindi, stabilisce che la responsabilità dell'asilo ricade sul Paese di primo approdo dal quale il richiedente ha fatto il proprio ingresso nell'Unione. Dunque i richiedenti asilo che sono fuggiti in altri paesi, in base a tale normativa, possono essere automaticamente rimpatriati in quelli di primo approdo senza alcun accordo specifico tra i partner europei coinvolti.

Basta individuare, tramite la banca dati europea, il paese dove il richiedente è stato registrato per primo e attivare la procedura di trasferimento verso quel paese. A quel punto lo Stato competente è obbligato a prendere in carico il richiedente anche se ha presentato richiesta di protezione in un altro Stato. Ad esempio, un cittadino straniero entrato in maniera irregolare in Italia e poi arrivato in Germania, dove presenta richiesta di asilo, dovrebbe essere trasferito automaticamente in Italia senza bisogno di alcun accordo. Si tratta di una prassi di cui si discute da mesi, in quanto determinerebbe un carico di lavoro importante per i Paesi cosiddetti di confine. Tanto che c'è chi vorrebbe abbandonare il criterio di 'primo ingresso', suddividendo i richiedenti fra tutti i membri in base a un sistema di quote.

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