"Senza un accordo con libici si viola la convenzione di Ginevra"
Impossibile pensare di attuare un blocco navale davanti alle coste libiche: una soluzione "irrealizzabile" sia da un punto di vista giuridico che tecnico-logistico, oltre che dai costi elevati, e che"riporterebbe l'Italia nella stessa situazione dei respingimenti del 2009", per i quali il nostro Paese è stato condannato della Corte di Strasburgo. A dirlo all'Adnkronos è Fabio Caffio, ammiraglio in congedo e tra i massimi esperti di diritto internazionale marittimo, che sottolinea come, "in assenza di accordi con i Paesi costieri africani, una interdizione navale come quella proposta da Maroni comporterebbe una violazione della convenzione di Ginevra".
D'altronde, spiega Caffio, "basterebbe non avere la memoria corta e guardare al passato recente per capirlo. Nel 2009, quando proprio Maroni era ministro dell'Interno, l'Italia, grazie ai rapporti stretti con Gheddafi, firmò un accordo di cooperazione che prevedeva i respingimenti", con i libici che, oltre a pattugliare le loro acque territoriali, "si impegnavano a riprendere indietro i barconi intercettati in quelle internazionali". In osservanza del diritto del mare che obbliga al soccorso, "i migranti venivano fatti salire sulle navi italiane, con l'intenzione però di riportarli indietro". In quelle circostanze, "si dovette ricorrere, in alcuni casi, a forme di coercizione perché i migranti si ribellavano al ritorno in Libia".
Da quei frangenti, continua Caffio, "nacque il caso Hirsi Jamaa -uno dei migranti respinti nel maggio del 2009 che presentò ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo- che terminò poi con la condanna al nostro Paese, una vicenda che ha danneggiato gravemente la nostra immagine, facendoci apparire una sorta di 'Stato canaglia' che non rispetta i diritti umani". Se fino al 2011 c'erano dei dubbi sull'applicabilità in alto mare, è quindi ormai chiaro che i respingimenti sono "in netto conflitto con la convenzione di Ginevra del '51", mentre i libici che potrebbero farlo nelle loro acque territoriali "non prendono una posizione in merito" e il mutato quadro politico, seguito alla morte di Gheddafi ha causato una sospensione di fatto degli accordi italo-libici.