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Migranti, Papa Francesco: "Il Mediterraneo è diventato un cimitero"

17 settembre 2016 | 14.06
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Il Mar Mediterraneo è diventato un cimitero. Papa Francesco, incontrando gli ex allievi gesuiti in Vaticano sul tema delle migrazioni, esprime tutto il suo dolore e la preoccupazione per il dramma dei migranti e, ricordando che "un numero mai raggiunto prima di rifugiati muore tentando di attraversare il Mar Mediterraneo", a braccio denuncia come il Mediterraneo sia "diventato un cimitero".

"Tragicamente, nel mondo più di 65 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza - dice Bergoglio - Questo numero senza precedenti va oltre ogni immaginazione. Il numero complessivo dei profughi è ora più grande dell’intera popolazione dell’Italia".

Il Pontefice va oltre i numeri: "Se andiamo oltre la mera statistica, comunque, scopriremo che i rifugiati sono donne e uomini, ragazzi e ragazze che non sono diversi dai membri delle nostre famiglie e dai nostri amici. Ognuno di loro ha un nome, un volto e una storia, come l’inalienabile diritto di vivere in pace e di aspirare a un futuro migliore per i propri figli".

Il Papa sferza la Chiesa e chiede di rispondere "più pienamente" alla tragedia umana: "Come diplomati in scuole rette dai padri gesuiti, sappiate anche essere coraggiosi nel rispondere alle necessità dei rifugiati del tempo presente. Come alunni dei padri gesuiti, vi farà bene, nel momento in cui trattate dei problemi sperimentati dai rifugiati, ricordare le vostre radici ignaziane. Mentre nei vostri Paesi vi applicate a comprendere le cause dell’immigrazione forzata e a servire i rifugiati, è necessario che offriate al Signore 'tutta la vostra libertà, la vostra memoria, la vostra intelligenza e la vostra intera volontà'".

"Anche con il vostro aiuto - dice Bergoglio - la Chiesa sarà capace di rispondere più pienamente alla tragedia umana dei rifugiati mediante atti di misericordia che promuovano la loro integrazione nel contesto europeo e al di là di esso. Vi incoraggio perciò a dare il benvenuto ai rifugiati nelle vostre case e comunità, in modo che la loro prima esperienza d’Europa non sia quella traumatica di dormire al freddo nelle strade, ma quella di un’accoglienza calda e umana. Ricordate che l’autentica ospitalità è un profondo valore evangelico, che alimenta l’amore ed è la nostra più grande sicurezza contro gli odiosi atti di terrorismo".

Il Pontefice riflette sull'educazione: "Vi esorto ad attingere alle gioie e ai successi che la vostra educazione gesuitica vi ha fornito nella cura dell’educazione dei rifugiati nel mondo. E’ un dato di fatto preoccupante che meno del 50% dei bambini rifugiati abbiano accesso alla scuola primaria. Sfortunatamente, tale numero si riduce al 22% per gli adolescenti rifugiati iscritti a scuole secondarie e a meno dell’1% che può accedere a un’istruzione universitaria. Insieme al Jesuit Refugee Service, mettete in movimento la vostra misericordia e aiutate a trasformare questa situazione nel campo educativo. Nel fare questo, costruirete un’Europa più forte e un più luminoso futuro per i rifugiati".

Il Papa dà loro coraggio: "A volte ci si può sentire soli nel momento in cui si cerca di tradurre in azione la misericordia. Sappiate però che unite il vostro lavoro a quello delle tante organizzazioni ecclesiali che lavorano nel campo umanitario, che si dedicano agli esclusi e agli emarginati. Più importante ancora, ricordate che l’amore di Dio vi accompagna in questo lavoro. Voi siete occhi, bocca, mani e cuore di Dio in questo mondo. Vi ringrazio per esservi addentrati nelle difficili questioni poste dall’accoglienza ai profughi. Molte porte vi sono state aperte grazie all'educazione ricevuta dai gesuiti, mentre i rifugiati trovano molte porte chiuse".

Papa Francesco sprona all'accoglienza: "Avete imparato molto dai rifugiati che avete incontrato. Nel lasciare Roma e tornare alle vostre case, vi esorto ad aiutare a trasformare le vostre comunità in luoghi di benvenuto dove tutti i figli di Dio hanno l’opportunità, non semplicemente di sopravvivere, ma di crescere, fiorire e portare frutto. E mentre perseverate in questo costante lavoro per assicurare accoglienza e istruzione per i rifugiati, pensate alla Sacra Famiglia - Maria, Giuseppe e al Bambino Gesù - nel loro lungo viaggio in Egitto come rifugiati, mentre scappavano dalla violenza e trovavano rifugio tra gli stranieri".

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