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Migranti: pm Scalia, organizzazioni trafficanti difficili da controllare

26 ottobre 2015 | 19.25
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Il convegno di Petralia Sottana
Il convegno di Petralia Sottana

"Le organizzazioni dei trafficanti di esseri umani sono difficili da controllare, persino più difficili delle organizzazioni mafiose". Ne è convinto il Procuratore aggiunto di Palermo, Maurizio Scalia, che coordina le indagini sugli scafisti e i trafficanti, responsabili di decine di profughi morti nel Canale di Sicilia durante la traversata. Il magistrato ha ripercorso la nascita e la prosecuzione delle inchieste, nel corso del convegno 'Immigrazione, Istituzioni alla prova', che si è tenuto a Petralia Sottana, nel cuore delle Madonie, organizzato dal Comune e dall'Ordine degli avvocati di Termini Imerese. Attorno a un tavolo si sono ritrovati i magistrati della Procura di Palermo che si occupano da mesi delle indagini sul traffico di esseri umani, ma anche avvocati e poliziotti. Nel corso del dibattito, moderato dall'avvocato Cinzia Di Vita dell'Ordine di Termini Imerese, l'aggiunto Scalia non ha nascosto le difficoltà degli inquirenti: "A partire dai limiti tecnico-giuridici che abbiamo dovuto affrontare nel corso di questi procedimenti - spiega - Ci siamo trovati davanti a un fenomeno che è molto più grande di noi. Le organizzazioni sono difficilmente raggiungibili e individuabili perché si tratta di diverse organizzazioni e poi perché si tratta di un affare molto redditizio. E' il secondo fenomeno solo dietro al traffico di sostanze stupefacenti".

"Un altro problema è che si tratta di organizzazioni estremamente flessibili che si adattano al mercato - aggiunge - dove c'è un controllo politico dei paesi da cui provengono i migranti, il flusso si sposta. E per ora si è spostato in Libia, dove il flusso di persone è difficilmente controllabile". "Abbiamo ascoltato in diretta dalle intercettazioni - aggiunge Scalia - che bisogna essere prodenti perché sulle nostre coste ci sono i controlli e rischiano l'arresto. Quindi gli scafisti preferiscono lasciare i profughi in alto mare, e tornare poi con un'altra imbarcazione in Libia". E spiega il perché "il controllo delle organizzazioni dei trafficanti di esseri umani è più difficile, per assurdo, delle organizzazioni di Cosa nostra". "Se si arrestano dei componenti di una organizzazione mafiosa - dice il magistrato - si mette in difficoltà la famiglia e creiamo momenti di fibrillazione all'interno delle famiglie mafiose. Così non è per le organizzazioni di trafficanti di esseri umani".

Al convegno hanno partecipato anche il Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i pm Gery Ferrara, Renza Cescon e Annamaria Picozzi, oltre al dirigente della sezione Omicidi della Squadra mobile di Palermo Carmine Mosca e Ninni Reina, dell'Ordine deli avvocati di Palermo.

Pm Ferrara, spesso gli scafisti sono consapevoli della loro impunità

Il pm Ferrara, tra i primi in Italia ad occuparsi del traffico di esseri umani, ha spiegato nel suo intervento, che "spesso gli organizzatori dei viaggi nel Canale di Sicilia, gli scafisti, sono consapevoli della loro impunità". E ha ricordato che dalle intercettazioni emerge che gli scafisti "non usano frasi in codice ma parlano liberamente, perché pensano di non essere controllati". Le ultime due operazioni, Glauco 1 e Glauco 2, che hanno portato all'arresto di decine di trafficanti, saranno considerati come "modello di studio" per gli altri paesi. Il pm Annamaria Picozzi ha ricordato, invece, gli strumenti legislativi a disposizione dei magistrati.

Il giorno prima, giornalisti e docenti, hanno incontrato invece un gruppo studenti delle scuole medie e superiori per parlare di "crudeltà, accoglienza e abbandono". Nel corso del dibattito Umar Oman, un ragazzo pakistano di 20 anni, ha ricordato la sua esperienza. Il suo viaggio dalla Libia all'Italia, con i suoi fratelli, tutti minorenni.

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