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Migranti, Riace dice 'no' al centro Covid,

18 luglio 2020 | 18.33
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Da Mimmo Locano e dalla Cgil "sconcerto e disappunto" per la decisione di Trifoli contrario all'apertura dell'ex hotel Stella Marina. L'ex sindaco: "Propaganda sulla pelle delle persone"

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Riace dice 'no' al centro Covid per i migranti. La decisione del sindaco Tonino Trifoli che ha manifestato "contrarietà" all'invito di Prefettura ed Azienda sanitaria di Reggio di porre in quarantena dei migranti positivi, o presunti tali, al Covid-19, nell'ex Hotel Stella Marina nel borgo della Locride, simbolo dell'accoglienza grazie all'impegno del suo predecessore, suscita "sconcerto e disappunto". Ad esprimerlo non solo i segretari generali della Cgil della Calabria e di Reggio Calabria-Locri, Angelo Sposato e Gregorio Pititto ma anche Mimmo Lucano. "La propaganda leghista - dichiarano in una nota Sposato e Pititto - supera il valore della vita. Riace è paese la cui notorietà è stata sempre legata all'accoglienza".

La Cgil, aggiungono i due segretari, "è sempre stata impegnata nel contrastare le tensioni diffuse nei territori ed alimentate da un 'sentimento' di chiusura verso l'altro che rischia di minare alle fondamenta la democrazia e la convivenza civile nel nostro Paese e in Europa. Dunque la risposta negativa del primo cittadino di Riace ad una richiesta di aiuto è per la Cgil un atto grave con cui vengono lesi i dettami costituzionali ed umanitari".

Di "propaganda leghista sulla pelle delle persone" parla anche Mimmo Lucano che, interpellato dall'Adnkronos, afferma che "la vera emergenza non sono i migranti che sbarcano sulle nostre coste ma la 'ndrangheta, così come il razzismo". "Le polemiche non mi hanno mai interessato da quando non sono più sindaco, anche se la distanza anni luce tra me e Trifoli è un dato di fatto", aggiunge l'ex sindaco di Riace, a giudizio del quale oggigiorno, da quello che vede, le nuove generazioni son messe a rischio da un messaggio "intriso di violenza". Perché "quando si dice che vengono prima gli italiani, questo provoca rivalità non fratellanza. Ma che senso ha? - domanda - Quali diritto abbiamo noi di dire che coloro che arrivano sulla nostra terra non possono creare relazioni con chi incontrano, rifarsi un futuro integrandosi? Un messaggio contro la libertà è grave".

"Quando ero sindaco uno dei miei auspici - sottolinea ancora Lucano - era quello di risvegliare le coscienze dei riacesi in uno scambio culturale autentico, di farli riflettere partendo dalle storie difficili di chi veniva accolto avendo subito tutte le ingiustizie del mondo. Creare coscienze nuove come contributo per un mondo migliore. Ho cercato in tutti i modi di far sì che Riace fosse un paese aperto senza confini, ora sembra che stiamo tornando indietro: una fortezza chiusa. Ma l'accoglienza, grazie anche al 'villaggio globale', resiste. Il vento non si può fermare".

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